Statue parlanti e manifestazioni: tra Lodi e Sudmilano il grido «Basta Dad»

Studenti e genitori sempre più insofferenti con le scuole chiuse per Covid, c’è anche una lettera delle mamme al premier Conte

Continua la campagna contro la didattica a distanza. Su tutti i fronti. In questi due giorni sono sorti nuovi “monumenti parlanti”, sulla scorta dell’appello lanciato dal Maffeo Vegio di Lodi, che si è esteso anche a genitori, docenti e studenti di altre scuole. A portare cartelli contro la didattica a distanza sono stati i leoni del Duomo, proprio nella giornata di San Bassiano e le statue nei giardini di Lodi. In queste ore sta circolando anche il documento lanciato dal liceo scientifico Gandini e Verri, per la sottoscrizione tra tutti i presidi e docenti del Lodigiano, da inviare poi al ministero. La richiesta è di riprendere, almeno in parte, la didattica in presenza, così come stanno facendo gli istituti professionali che fanno i laboratori e così come fanno le persone con disabilità o bisogni educativi speciali.

Silvio Petteni, presidente regionale AGeSC Lombardia, insieme alle Associazioni dei genitori delle scuole lombarde (pubbliche statali e pubbliche paritarie) AGeSC Lombardia e AGe Lombardia hanno invitato «i genitori a sottoscrivere l’appello alla Regione Lombardia affinché, al termine del periodo di zona rossa, tutti gli studenti delle scuole secondarie possano tempestivamente tornare a scuola in presenza, senza ulteriori rinvii, per il bene dei ragazzi e per il bene comune».

Le famiglie di Paullo, Peschiera e Mediglia chiedono lezioni in presenza

Genitori sul piede di guerra scrivono alle istituzioni: richiesta a gran voce la riapertura della scuola in presenza per le classi seconde e terze della secondaria di primo grado. La protesta, partita da Peschiera Borromeo, è stata condivisa da consigli d’istituto componente genitori, associazioni, comitati dei genitori di una quindicina di località dell’hinterland milanese, tra cui si annoverano anche Mediglia e Paullo.

È attraverso una lettera trasmessa a mezzo pec al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che Micaela Maja e Viviana Lucchesi (componente genitori del consiglio d’istituto dell’Ics Fabrizio De André di Peschiera Borromeo) hanno chiesto «l’immediato ripristino e mantenimento - anche nella zona rossa di cui all’art. 3 comma 4 del DPCM 3 novembre 2020 - della scuola in presenza per tutte le classi della scuola secondaria di primo grado, incluse quindi le classi seconde e terze o, in subordine, per tutte le classi della scuola secondaria di primo grado nelle aree territoriali dell’hinterland milanese che - in quanto inserite in piccole realtà di quartiere - consentono ai ragazzi di raggiungere le scuole senza l’utilizzo di mezzi pubblici».

Le argomentazioni riportate dalle due donne, e sottoscritte da quasi una trentina di soggetti e realtà legati al mondo dell’istruzione, sono ben circostanziate. In primis, «la motivazione in base alla quale in zona rossa sarebbe prevista la didattica a distanza - e, cioè, il rischio che si creino assembramenti sui trasporti nei tragitti di andata e ritorno da scuola - è già stata dichiarata illegittima sia dal Tar della Lombardia (ordinanza 13 gennaio 2021), che dal Tar dell’Emilia Romagna (ordinanza 15 gennaio 2021)». Oltre a ciò andrebbero considerate le modalità di spostamento degli alunni della periferia: la maggior parte dei ragazzi di seconda e terza media, stante l’età, verrebbero accompagnati a piedi, in bicicletta o in auto a scuola, così come al termine delle lezioni per recarsi a casa, «senza che possa ravvisarsi alcun pericolo di assembramento» su autobus o altri mezzi pubblici.

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