SPECIALE Giovanni Paolo II a Lodi, la lezione per la politica

Un commento del direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale, Riccardo Rota

«Mi rivolgo in special modo a voi, Amministratori, ai quali è affidato, per mandato dei cittadini, il patrimonio di valori morali, prima ancora che materiali, della Città» con queste parole trent’anni fa Giovanni Paolo II si rivolgeva agli amministratori lodigiani. Con brevità ed efficacia il Papa ha portato l’attenzione su ciò che è la vera missione dell’amministratore pubblico: far crescere e rendere visibili i veri valori umani di una Città. Non è retorica o filosofia ma è una profonda ricerca di senso. Pensiamo a queste settimane di campagna elettorale ma anche alle vicende di diverse amministrazioni. Troppe volte abbiamo avuto la fretta di fermarci alle opere o alla parte economica senza andare fino in fondo, senza chiederci profondamente se quelle realizzazione o quei soldi spesi andassero davvero nella direzione della società che vogliamo costruire e degli uomini che vogliamo essere.

Qualche settimana fa il prof. Paolo Pileri del Politecnico, in un incontro tenutosi in ricordo di Carlo Daccò (primo direttore laico dell’ufficio di Pastorale sociale), ricordava che i nostri territori e le nostre città ci dicono che uomini vogliamo essere, raccontano di noi, sono la nostra immagine. Allo stesso modo dunque l’azione politica deve essere esempio e guida a servizio della valorizzazione di quel patrimonio morale che rende viva ed unita una città. Un’azione che si sviluppa attraverso le opere concrete ma che si rende efficace solo accompagnando la crescita culturale e morale di una comunità. “Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l’appello a una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale”. Abbiamo la riprova della attualità di queste parole negli innumerevoli comportamenti sbagliati che vanificano o falsificano leggi e provvedimenti: basti pensare all’evasione fiscale, alle truffe sugli appalti, alla corruzione. Ancor più stucchevole è come spesso nell’opinione comune si cerchino giustificazioni o attenuanti morali a questi reati. Crescita della città e crescita dell’uomo si uniscono dunque a servizio dello sviluppo umano integrale e del bene comune che non possono essere disgiunti.

Giovanni Paolo II non ha mancato di affiancare a questa visione di senso anche una linea di azione che ci indica le priorità dell’agire politico: i poveri, gli emarginati, il sostegno alla famiglia.

L’appello conclusivo del Papa, a trent’anni di distanza, ci propone oggi una sfida ancora attuale ed aperta: “L’odierna civiltà, che si avvia, carica di tensioni e di speranze, all’anno Duemila, ha bisogno di comunità locali capaci di ricavare dal loro patrimonio nuove energie di solidarismo, di attenta sollecitudine per gli autentici bisogni, di indirizzo e di sostegno per le giovani generazioni, di lavoro e di imprenditorialità generosa.” Sta agli amministratori di oggi, come a quelli di allora, intrepretare ed affrontare questa sfida che si ripropone sempre nuova nella variabilità dei tempi e dei contesti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA