SOLIDARIETA’ I Lions Lodi Torrione a Santa Chiara con una nuova donazione GUARDA IL VIDEO

Carrello infermieristico per la casa di riposo. La direttrice: «Dobbiamo gestire il post pandemia»

Cristina Vercellone

Hanno donato un carrello infermieristico alla casa di riposo Santa Chiara a Lodi. Il Lions club Lodi Torrione, ieri mattina, ha espresso la sua vicinanza alla Rsa del capoluogo. L’ha fatto donando una attrezzatura che sarà destinata al reparto Oleandri e che, dicono gli infermieri, «dimezza i tempi dell’assistenza». Il carrello ha richiesto un investimento di 2mila euro. «Ogni anno - spiega il presidente Renzo Tansini - a contribuire alle spese del progetto è l’associazione club Lions 108IB3 - onlus». Questo è il primo service dell’anno per il Lodi Torrione. Alla cerimonia di consegna del carrello hanno partecipato anche Maurizio Amadio, Ernesto Peviani, Luisa Zanelli e, per la casa di riposo, la direttrice Simona Sarchi e la presidente Giovanna Invernizzi. Insieme al carrello, i Lions hanno donato anche due teli di scorrimento per aiutare le persone che non riescono a spostarsi da sole, a farlo con la collaborazione del personale. Parole di ringraziamento per «questa vicinanza concreta» sono arrivate dalla presidente Invernizzi «Dall’87 - dicono gli esponenti del Lions club Lodi Torrione - il nostro pensiero è rivolto a Santa Chiara. Siamo attenti alle necessità della casa di riposo di via Gorini. I veri eroi di questa pandemia sono stati gli infermieri: sul campo c’erano loro».

«È vero - conferma la direttrice di Santa Chiara -, anche gli Asa e gli Oss delle case di riposo sono stati eroi. E oggi, noi, siamo ancora in emergenza, perché il post pandemia è un’emergenza. Al centro mettono sempre gli ospedali, mentre le case di riposo sono considerate ai margini, in realtà fanno un grande lavoro e sentono ancora adesso i postumi di questa pandemia». Attualmente, a Santa Chiara, sono presenti 255 anziani su una capacità di 268 persone. Un piccolo focolaio di due persone, asintomatiche, ha bloccato, secondo quanto prevede la norma, i nuovi ingressi. «È bello- dice Sarchi - perché i lodigiani hanno fiducia in noi e bussano alle nostre porte. Il periodo è difficile. Mancano tanti infermieri dappertutto. Bisogna incominciare a ricostruire la motivazione del personale che è stanco. L’impatto è stato forte. Abbiamo avuto, all’inizio della prima ondata, tanti decessi. Medici senza frontiere ci ha aiutati molto a districarci nelle misure di sicurezza. Arrivavano di giorno, di notte, continue indicazioni che si contraddicevano le une con le altre e noi eravamo soli, senza interlocutori. Le misure messe in atto, successivamente, i tamponi, la sorveglianza, gli isolamenti, hanno funzionato. E la gente si fida di noi»

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