Selfie a scuola e poi sui social: parla l’esperto

Il caso delle scuole medie di Codogno: «È importante partire da una buona educazione e da una cultura dell’uso che si fa di questi strumenti»

«I social fanno parte della realtà, virtuale è il videogioco». Lo psicologo del dipartimento oncologico cure palliative dell’Asst di Lodi Giulio Costa parte da questo cambio di paradigma per smontare pezzo dopo pezzo quelli che non esita a definire “stereotipi”, commentando i fatti avvenuti nei giorni scorsi alle medie Ognissanti dove sei ragazzini di una classe seconda hanno scattato alcune foto e girato video durante le ore di lezione per poi postare tutto su Instagram, sono stati scoperti e sospesi: cinque ragazzi per due giorni e l’autore del video e della pubblicazione per cinque. «Premetto che non conosco la vicenda né tanto meno i contenuti di questi video ma quello che credo in una linea più generale è che il social network in quanto tale non è il diavolo ed è importante partire da una buona educazione e da una cultura dell’uso che se ne fa – premette -. Allo stesso modo adottare un atteggiamento cosiddetto sottrattivo, “ti vieto Instagram” per esempio, non ha mai un’efficacia sul diventare buoni utilizzatori e spesso innesca dinamiche aggressive».

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