Scontri di Roma, parlano i no green pass lodigiani presenti alla manifestazione

«Il 99% delle persone erano pacifiche, qualcuno ha agitato dal palco e dei gruppetti sono andati allo scontro»

Carlo Catena

«Eravamo in 150mila a Roma tra piazza del Popolo e la piazza della bocca della verità, che però era una manifestazione promossa da una forza politica, il 99% delle persone in piazza erano pacifiche»: così Cristina Soffientini racconta quello che ha vissuto assieme ad altri 26 lodigiani che sabato hanno deciso di non partecipare al tradizionale ritrovo “no green pass” in piazza della Vittoria a Lodi ma di trasferirsi alla manifestazione di Roma. «Era un’iniziativa autorizzata, così come lo sono i nostri ritrovi a Lodi - chiarisce Soffientini - ma ho iniziato a preoccuparmi quando sul palco hanno iniziato a fare discorsi che a mio avviso hanno agitato parte della folla. In un dato momento, alcuni dei manifestanti si sono diretti verso una strada dal lato opposto rispetto alla via per Montecitorio, altri invece hanno cominciato a pressare proprio in quella direzione. Abbiamo visto feriti, oggetti che volavano, gira anche voce di un giovane finito in ospedale in condizioni molto gravi. Quando la polizia ha sparato i lacrimogeni ci siamo incamminati per lasciare la piazza. Ma per quello che abbiamo visto, a lanciarsi contro la polizia sono stati gruppetti di poche persone».

Domenica pomeriggio, prima di rientrare a Lodi, e dopo aver passato la mattinata tra le bellezze di Roma, il gruppo di 27 lodigiani ha anche voluto farsi portare con il proprio pulmino davanti alla sede della Cgil, assaltata sabato sera da alcuni dei manifestanti: «Vogliamo portare la nostra solidarietà. Oltre che vedere quello che davvero è successo», spiega Massimo Russo, un altro dei lodigiani che è andato a Roma per aderire alla manifestazione nazionale “no green pass”.

«Ci sono troppe cose che la stampa non sta dicendo, ad esempio che il Governo si è dato l’impunità dai reati di lesioni e omicidio colposi - aggiunge Filippo Rovera, anche lui nel gruppo dei lodigiani a Roma -. La Costituzione non prevede l’uso di ricatti per obbligare a trattamenti sanitari. Perché se uso questo siero devo firmare?». «E quasi nessuno dice che questi non sono vaccini ma terapie geniche - conclude Soffientini -, io come tutti gli altri lodigiani che sono scesi in piazza a dire la loro siamo vaccinati, non siamo “no vax”. In questi momenti ci stiamo giocando la libertà e la democrazia. Mi domando se i disordini di Roma sono nati da persone esasperate o da qualcuno che si è organizzato per esasperarle».
Carlo Catena

© RIPRODUZIONE RISERVATA