Rimborsi ai politici: «È indagato Guarischi»

Ci sarebbe anche Massimo Gianluca Guarischi di Caselle Landi tra i destinatari dei 65 avvisi di conclusione indagini che il comando provinciale di Milano della guardia di finanza ha iniziato ieri a notificare dopo le lunghe verifiche dei pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e D’Alessio sui rimborsi spese dell’ottava (2005 - 2010) e della nona legislatura (2010-2013) della Regione Lombardia. Il condizionale per Guarischi (eletto consigliere nel “listino” di Formigoni nel 2005) è d’obbligo in quanto, a fronte di indiscrezioni milanesi, al difensore Michele Apicella fino a ieri pomeriggio non risultava ancora notificato alcun provvedimento: «Quello che mi lascia sorpreso è che per questa vicenda, a differenza di altri consiglieri che avevano ricevuto avvisi di garanzia tempo addietro, a Guarischi non era stato finora notificato nulla. Ovviamente verificheremo».

Gli avvisi di fine indagini riguardano un collaboratore, 9 assessori e 55 consiglieri dell’epoca, due dei quali sono indagati per truffa aggravata. Gran parte delle contestazioni sono invece per peculato e la questione riguarda rimborsi spese che secondo la procura della Repubblica non sarebbero stati compatibili con le attività istituzionali né funzionali al mandato elettorale: in tutto 3,4 milioni di denaro della Regione che chi sarà condannato rischierà di dover restituire previo l'ulteriore vaglio della corte dei conti.

Agli assessori indagati non vengono contestate spese eccessive in veste di assessori, ma solo in quella di consiglieri. Per questo, dei 20 assessori sui quali erano stati svolti accertamenti, per 9 c’è stata la richiesta di archiviazione: tra di loro anche il lodigiano Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione nella nona legislatura, in quanto secondo i tre pm “le spese erano sostenute da un punto di vista formale da giustificazioni adeguate fornite dall'amministratore prima della presentazione della richiesta di rimborso”.

Tra chi invece dovrà difendersi entro venti giorni dalla notifica del “fine indagini”, per cercare di evitare il rinvio a giudizio, ci sarebbero Renzo Bossi, Nicole Minetti, Davide Boni, Giulio Boscagli e Chiara Cremonesi.

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