Popolare Lodi, l’autonomia è a rischio

Verona studia l’ipotesi di “banca unica”, traballa il consiglio Bpl

Efficienza, crescita e gestione dei rischi. Sono i tre pilastri del nuovo piano industriale del Banco Popolare, approvato mercoledì pomeriggio e presentato ieri mattina a Milano alla comunità finanziaria. Il piano guiderà lo sviluppo del principale istituto popolare del Paese (la quarta banca italiana) tra il 2011 e il 2015 ed era atteso da tempo dai mercati, che ieri hanno festeggiato facendo correre il titolo a Piazza Affari. La novità più importante, almeno per la realtà della Banca Popolare di Lodi, non è però contenuta nel piano industriale e potrebbe arrivare fra qualche mese. E, se le indiscrezioni emerse nelle scorse ore saranno confermate, per Lodi e la sua storica banca popolare (la prima sorta in Italia) si preannuncia una stangata, con la perdita di autonomia a vantaggio di Verona che ormai negli assetti del gruppo ha sempre più peso. La fusione paritaria del 2007, insomma, oggi potrebbe essere messa a rischio.

L’ipotesi della “banca unica”Nel piano industriale presentato alla stampa, i vertici del Banco ipotizzano «ulteriori semplificazioni dell’assetto del gruppo», argomento che è «attualmente ancora in fase di preliminare e istruttorio esame da parte del comitato strategico del Consiglio di sorveglianza». Il modello a cui si punta è quello della “banca unica”: e per il Lodigiano non sarebbe certo un passo avanti. Le ultime indiscrezioni, raccolte nella giornata di ieri, indicano la reale possibilità che vengano soppressi i consigli di amministrazione delle banche territoriali e dunque anche quello della Banca Popolare di Lodi. Al loro posto nascerebbero dei comitati locali. Ma è chiaro che con la soppressione dei Cda, l’autonomia dei territori verrebbe pesantemente ridotta. Rimarrebbe invece in vita il marchio Banca Popolare di Lodi, da sfruttare sulle piazze di radicamento. «Non escludo che nel prossimo futuro ci possano essere ulteriori novità che ci permetteranno di snellire ulteriormente il gruppo», ha affermato ieri il consigliere delegato del Banco, Pierfrancesco Saviotti. Riferendosi all’ipotesi della “banca unica”, Saviotti ha aggiunto: «Se è all’esame del Consiglio di sorveglianza questo vuol dire che ci sono concrete possibilità che le cose vadano per il verso giusto».

«Dopo la trincea il rilancio»Il piano industriale punta a raggiungere nel 2013 un utile netto di 603 milioni di euro, che saliranno a 930 nel 2015, a fronte di un utile netto 2010 di 308 milioni. «A conclusione di tre anni principalmente dedicati al riassetto di Italease, alla riduzione del profilo di rischio del gruppo, alla riorganizzazione della Banca Popolare di Lodi e al rafforzamento patrimoniale - spiegano i vertici del Banco - le linee guida del piano industriale parlano di crescita». Nel 2013 sono attesi proventi operativi per 4,1 miliardi di euro, che saliranno a 4,5 nel 2015, contro i 3,7 del 2010. In diminuzione le rettifiche sui crediti: 541 milioni nel 2013, 492 nel 2015, contro i 771 del 2010. «Fino ad oggi ci siamo difesi, abbiamo passato due anni e mezzo in trincea - ha affermato Saviotti - l’aumento di capitale ci ha dato la possibilità di dedicarci al territorio e al rilancio». Saviotti ha poi aggiunto che lo scenario macro «non è favorevole», ma il territorio su cui opera il Banco registra «segnali di crescita anche grazie all’export». «Nel 2011 - ha sottolineato - abbiamo registrato un aumento non indifferente delle richieste di credito da parte delle imprese». Le masse: la raccolta diretta è prevista a 117,3 miliardi nel 2013 e 123,5 nel 2015 (contro i 104,5 miliardi del 2010); gli impieghi cresceranno a 104,6 miliardi di euro nel 2013 e 109,8 miliardi nel 2015, contro i 98,6 miliardi del 2010.

Crema e Cremona nella BplIl primo pilastro del piano industriale è l’efficienza. Via libera dunque alla fusione delle Popolari di Crema e Cremona nella Banca Popolare di Lodi. Efibanca verrà assorbita dalla capogruppo. Già venduta la Popolare della Repubblica Ceca, si procederà a vendere anche la Popolare ungherese (trattativa «in fase di definizione»). In programma anche l’eliminazione di 180 sovrapposizioni di filiali: in ogni comune ci sarà una sola banca del gruppo. Ogni agenzia avrà circa 3mila clienti. Saranno chiusi 140 sportelli in tutta Italia. Sul fronte del personale, prevista la riduzione di 1120 risorse; la rete (le filiali) sarà potenziata con 1100 risorse interne. Aumenterà (dal 36 al 43 per cento) il numero dei dipendenti impiegati in ruoli commerciali. In programma infine la vendita di circa il 50 per cento del patrimonio immobiliare di Banca Italease, per un ammontare di circa 500 milioni di euro.

250mila nuovi clientiEntro il 2013 il Banco punta ad acquisire 250mila nuovi clienti. Per farlo il piano industriale prevede una serie di iniziative finalizzate a «massimizzare la capacità della rete di espandere la base clienti». Sarà potenziato - ad esempio - il personale dedicato alle piccole imprese e sarà introdotta l’offerta dedicata a Internet per attrarre una fascia di clientela particolare. Saranno inoltre trasferite in filiale 15mila imprese grazie all’assegnazione al segmento “piccole imprese” delle aziende con un fatturato fino a 5 milioni di euro. Nella rete saranno inseriti 600 nuovi gestori per le piccole imprese e 300 nuovi gestori affluent. Inoltre saranno aperte 30 nuove agenzie, «complemento indispensabile - spiegano dal Banco - per aumentare la compattezza della rete nelle aree più attrattive». Sul fronte patrimoniale, Saviotti ha rassicurato i mercati: «Aumenti di capitale non ne facciamo più, perché non ne abbiamo bisogno. Se qualcuno me lo imponesse, mi dimetterei».

© RIPRODUZIONE RISERVATA