Morta a sette anni, l’indagine si allunga:ora spunta l’ipotesi di un’emorragia fatale

Altri quaranta giorni per conoscere la verità della procura sulla morte della piccola Chiara Colombo, di San Colombano, morta a 7 anni all’ospedale di Lodi il 28 gennaio scorso: il consulente incaricato dal pm Paolo Filippini, Yao Chen dell’Istituto di medicina legale di Pavia, ha chiesto una proroga dettata dalla necessità di effettuare ulteriori analisi e il procuratore capo Gian Luigi Fontana, che ha preso in carico il fascicolo, l’ha concessa. Secondo fonti mediche, e in mancanza di conclusioni ufficiali delle differenti perizie in corso, una affidata per la famiglia a Stefano Buzzi, ad aver ucciso la bambina potrebbero essere state le emorragie dalle lacerazioni di Mallory-Weiss, che colpiscono l’esofago o lo stomaco e che nei casi più gravi richiedono trasfusioni di sangue. Lesioni che nella piccola sarebbero state causate dalla sindrome del vomito ciclico di cui soffriva. Tra i pochi particolari emersi riguardanti la degenza, prima nel reparto di pediatria di Lodi e poi nella rianimazione dello stesso ospedale Maggiore, si era saputo che Chiara appariva estremamente pallida e debilitata, al punto che la pressione arteriosa in alcuni momenti non era rilevabile: quadro che può indicare anche una copiosa emorragia. E in procura c’era chi era rimasto stupito dall’apprendere che le era stata somministrata della morfina per calmare i dolori allo stomaco.

Stabilita la causa, la magistratura dovrà poi chiarire se i medici che hanno affrontato il caso, arrendendosi dopo 30 ore all’arresto cardiaco, hanno tutti agito con la professionalità imposta. Sia l'avvocato Andrea Martelli, che assiste la famiglia Colombo con Raffaella Gipponi, sia Antonio Uggè, difensore dei medici assieme a Ennio Ercoli e Giorgio Bottani, rinviano qualsiasi valutazione al deposito delle perizie. Dei medici in servizio in pediatria sono indagati N.C., G.G. ed A.E., gli altri 5 iscritti «perché si possano difendere» nel modello 21 della procura operavano invece in altri reparti, compresa la rianimazione.

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