MONOSSIDO Torna il “nemico silenzioso”: «Le manutenzioni contro il gas killer»

Primo caso di intossicazione nella Bassa, con due persone finite in camera iperbarica: ecco i consigli utili

Un problema ormai di lunga data ma che ogni anno si ripresenta con centinaia di casi. E anche il Lodigiano non è esente da intossicazioni da monossido di carbonio. L’ultimo caso, il secondo quest’anno, mercoledì sera, quando in via Ada Negri ad Ospedaletto due persone sono state soccorse.

Nel mirino un possibile guasto alla caldaia. La coppia, dopo gli accertamenti effettuati a Lodi, è stata poi trasportata al Niguarda di Milano per una seduta in camera iperbarica, a cui ne segue una seconda. Fortunatamente i due residenti sono stati soccorsi in tempo. Lo stesso è accaduto ad inizio anno a Lodi, in via San Colombano, con protagonista una famiglia a sua volta portata al pronto soccorso del Maggiore. Condizioni non gravi però e dimissioni avvenute poi nelle ore successive.

Ma il Lodigiano conta almeno un paio di casi all’anno di intossicazioni, più o meno gravi, da monossido di carbonio. Lo scorso anno, proprio prima dello scoppio della pandemia, il 19 febbraio, cinque persone sono state raggiunte in via De Gasperi a seguito delle esalazioni per un pentolino lasciato su un braciere. Sei invece quelli soccorsi nel 2019 a Bertonico, dove un pranzo tra familiari poteva trasformarsi in tragedia a cascina Ceradello. Papà, mamma, tre figli e un familiare infatti furono condotti in ospedale a seguito dell’intossicazione da monossido.

Nel 2017 invece infine i casi più gravi furono quelli di Crespiatica e sempre Bertonico. Nel mirino ancora un braciere e una caldaia. Fortunatamente negli ultimi anni non si sono registrati casi di morti dovute ad avvelenamento da monossido di carbonio.

Ma l’attenzione rimane sempre alta, con i vigili del fuoco sempre allertati per le analisi del caso insieme al personale dell’azienda sanitaria. Monossido che è sempre stato rilevato, tranne mercoledì, quando la chiusura del gas e l’areazione degli ambienti non ha permesso una corretta valutazione e una stima del “veleno invisibile” nell’aria. E a causare un numero importante di casi è proprio il fatto che non è possibile rilevare il monossido mentre si trascorre una normale giornata nella propria abitazione: inodore, è frutto di malfunzionamenti di strumentazione a gas, legna, carbone o altri combustibili, con il veleno che va a diminuire la quantità di ossigeno nel sangue provocando anche la morte. Tra i sintomi più diffusi vi sono il mal di testa, le vertigini, debolezza, nausea, vomito, dolori al petto. I consigli di vigili del fuoco e personale sanitario sono sempre i medesimi, a partire da una corretta manutenzione degli impianti utilizzati, alla costante areazione degli ambienti, passando per la richiesta immediata d’intervento in caso di situazioni critiche o potenzialmente pericolose.n 
Nicola Agosti

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