Maroni all’inaugurazione dell’ospedale

La Lega punterà ancora sul Lodigiano. L’ex ministro dell’interno Bobo Maroni, cappotto lungo e scorta al seguito, si ritrae alle domande del giornalista. «“Il Cittadino”? Ah, sì, sì, conosco bene». Se Guerini va a Roma presenterete un candidato? «Guerini a Roma? A fare cosa? In pizzeria?». Ride il segretario della Lega nord che ha iniziato la sua campagna elettorale per la presidenza della regione Lombardia. Ride e scende la scala mobile del nuovo padiglione d’ingresso dell’ospedale, poi accelera il passo. Si fa rincorrere, non risponde. «Ma a Lodi ci saranno le elezioni l’anno prossimo?», chiede. «Per il sindaco adesso vediamo, c’è tempo». Punterete ancora sul Lodigiano? «Sì», taglia corto. Per quanto riguarda l’alleanza con Monti, «è tutto come già detto nei giorni scorsi», assicura. Cioè il professore no, Alfano sì. «Adesso basta», sbuffa. Maroni non vuole fare neanche il punto sulla questione sicurezza nel Lodigiano dopo il patto con Guerini.

A invitare all’inaugurazione del padiglione d’accoglienza dell’ospedale era stato, formalmente, lo stesso vicepresidente della regione, il lumbard Andrea Gibelli. Annunciando anche, nel cartoncino d’invito, la presenza di personalità “nazionali”. Sul nome Rossi aveva mantenuto il più stretto riserbo, ma poi la notizia dell’arrivo di Maroni aveva incominciato a circolare. «Oggi Maroni è qua come amico - dice Rossi -. Per questo non salirà sul palco. Permettetemi di ringraziarlo. Ho preparato una piccola sorpresa per lui».

E dal maxischermo installato nella hall partono le immagini di un concerto della sua blues band “I Distretto 51”. Con i primi piani di Maroni alla tastiera e il manager “Gege” Rossi alla chitarra. Qualcuno è perplesso, bisbiglia: «Cui prodest?», a chi giova? si chiede. «Bobo - dice Rossi - rivolgendosi al compagno d’infanzia - vuoi dire qualcosa?». Maroni respinge l’invito.

«Mi sento lodigiano e non più del Varesotto - commenta Rossi -. Quando sono arrivato qui nel gennaio 2008 l’onorevole Gibelli mi portò a mangiare la pizza da “Zii Gaetano”. “Se sei qui devi fare il bene dell’azienda”, mi ha detto. Non esistono etichette politiche e non ho mai ricevuto pressioni, di questo lo ringrazio». Gibelli prende la parola.

«Prima la struttura faceva schifo - commenta -. Pur con i medici eccezionali in servizio, i lodigiani andavano in altri ospedali per ragioni logistiche. Non c’era una rete adeguata a un capoluogo di provincia. Finalmente oggi nel Lodigiano c’è un ospedale così. Aldilà delle polemiche, è una vittoria».

Parole di sodisfazione per la struttura inaugurata arrivano da Foroni e dal sindaco Guerini: «L’idea - dice quest’ultimo - è di avere un ospedale che punta ad una forte umanizzazione e che vuole diventare centro dei servizi. Ospedale e territorio vivono insieme e in relazione. L’esigenza è di costruire un welfare nuovo in ambito moderno».

Il presidente della provincia si complimenta per quanto fatto fino a qui: «C’è stata attenzione alla spesa pubblica - dice - attenzione ad evitare i doppioni. L’ottica è quella di una struttura a rete. Oggi abbiamo un’azienda ospedaliera che funziona».

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