LODI Maietti come Bob Dylan, in tour con gli ex alunni

Il giro “infinito” del professore: i suoi studenti del passato fanno a gara a invitarlo alle cene di classe

Ci sono momenti senza tempo, durante i quali si muove inarrestabile un’ondata di affetto e di memoria, momenti da vivere insieme, non più tra i banchi di una scuola, bensì seduti al tavolo di una trattoria

Andrea Maietti, scrittore, giornalista e storico docente di lingua e letteratura inglese al liceo Gandini, uomo di cultura e di sport, dall’inizio dell’anno ha intrapreso un curioso “tour”, fatto di cene con i suoi ragazzi del tempo che fu che lo vogliono seduto insieme a loro nelle rimpatriate di classe.

«Tutto è incominciato dopo una mia puntata in Piemonte, in occasione della quale ho rivisto tre miei ex allievi del collegio San Carlo di Milano, dove ho insegnato dal 1967 al 1969. Ragazzi di settant’anni, con i quali è rimasto un legame sopito, che non è stato difficile risvegliare. Successivamente queste persone hanno contattato gli ex compagni e così mi sono ritrovato a Milano, alcuni mesi fa, con gli studenti che presero la licenza liceale intorno al ’72».

Maietti non lo sa ancora, ma dopo quella serata, complici anche i social, si innesca un meccanismo tra gli ex allievi che porterà a situazioni inaspettate. Come spesso succede, infatti, la voce circola e così l’idea di invitare alle serate conviviali il professore di inglese che durante le lezioni parlava di letteratura e poesia e passava senza difficoltà dalla lingua di Albione al dialetto, da Coppi e Facchetti a Gianni Brera, viene agli ex alunni di un’altra classe, questa volta del Gandini, liceo che vide il docente di Cavenago dietro una cattedra dapprima con poche ore nel 1969 e poi con un incarico a tempo indeterminato dal 1972 al 1996, anno in cui è arrivata la pensione anticipata per gravi motivi familiari.

Andrea Maietti è un uomo senza tempo. A 81 anni mantiene una freschezza di mente, corpo e spirito, che lo consegnano a una dimensione “altra”. La pratica della bicicletta si coniuga con gli articoli di sport e di varia umanità, i libri in cui velate malinconie si intrecciano su raffinate riflessioni sulla vita e le traduzioni in dialetto di classici della letteratura inglese.

Dopo avere lasciato il Gandini, nel 1996, la sua attività non si è arrestata, ma è proseguita nel solco della scrittura, delle lezioni, dei corsi tenuti nelle scuole, in università, nelle conferenze sempre molto affollate dove spesso il territorio lodigiano è stato ed è protagonista.

Ora si apre questa nuova, piacevole parentesi, che lo sta portando a contatto con i ragazzi di un tempo che mai lo hanno dimenticato. La cena con i liceali del San Carlo, infatti, è stata solo un inizio. «Una classe del Gandini ha saputo della serata e un mio ex alunno mi ha chiamato, fingendo risentimento: “Professore, perché solo quelli del San Carlo? E noi?”. E così ho partecipato a un altro incontro, che non è stato l’ultimo».

L’effetto catena, infatti, è scattato immediatamente: in programma c’è una serata che si concretizzerà a breve, mentre sabato 6 maggio, in un ristorante di Lodi, Maietti si è ritrovato con i suoi “ragazzi” della quinta B che affrontarono la maturità nel 1980.

«Sono momenti molto intensi e significativi - commenta il professore -. Avverto con grande commozione l’affetto che mi viene tributato. Personalmente mi ricordo di ognuno dei miei allievi, delle loro attitudini e capacità, dei compiti, spesso sono loro ad avere perso nella memoria episodi che invece io ho ancora ben presenti e che ripropongo, magari sotto forma di gag scherzose».

Le cene non si limitano a un mero scambio di informazioni e a un mettere in comune le memorie di ciascuno. Andrea Maietti arriva sempre con un piccolo programma da “mettere in scena”, tra una portata e un’altra, tra un sorriso e il ricordo di episodi lontani nel tempo. «Con la quinta B, ad esempio – aggiunge – ho cominciato con una storiella in inglese che parla di insegnanti, continuando poi con una barzelletta in lodigiano sulle usanze del Regno Unito e ho finito decantando una versione in dialetto di Molly Malone, un classico della tradizione irlandese che ero solito proporre, in lingua originale, durante le mie lezioni al Gandini. Inaspettatamente, i presenti hanno cominciato a canticchiarla e alla fine ne è uscita una esecuzione corale, improvvisata ma emozionante. Siamo tornati tutti indietro nel tempo, quasi fossimo ancora in classe, al Gandini negli anni Settanta».

Altro che Attimo fuggente, qui c’è condivisione, passione per un lavoro che Maietti ha interpretato come una missione, un legame di stima e affetto reciproci che ha resistito e resiste dopo quaranta e più anni. Tanti sono gli aneddoti che si srotolano durante le serate: l’alunno un po’ svogliato che prese un bel voto recitando a memoria un brano leggendolo da una fotocopia appesa sulla colonna vicino al banco, il ragazzo in ansia durante il compito in classe e che il professore tranquillizzò con uno scarabocchio sul foglio, oppure lo studente che dopo la prova di maturità tornò dal bagno dimenticando di chiudersi la cerniera dei pantaloni, suscitando ilarità tra i compagni e imbarazzo nella commissione. Insomma, ci sarebbe da scriverci un romanzo e, conoscendolo, Andrea Maietti probabilmente ci sta pensando.

Le serate si concludono con ampi sorrisi, saluti promesse di nuovi incontri e scambio degli indirizzi di posta elettronica. «Un giorno, dopo una di queste rimpatriate – conclude Maietti – ho aperto la posta e ho trovato un messaggio di una ex allieva che avevo visto al ristorante pochi giorni prima: “Professore – diceva – non è che ho imparato tanto inglese con lei, tra l’altro ero un po’ pigra. Però mi resteranno per sempre nel cuore le sue lezioni, di letteratura, poesia, ma soprattutto di umanità». Ecco un vecchio insegnante che legge un messaggio del genere, nella sua semplicità, può sentirsi sereno e soddisfatto, certo di avere provato a fare un buon lavoro e magari di esserci un po’ riuscito».

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