LODI Visite dei parenti in ospedale: «Attendiamo le linee guida»

Ancora vietato nel Lodigiano accedere ai reparti, ma in alcune regioni d’Italia si può entrare

Visite dei famigliari in ospedale, in Lombardia e a Lodi si «attende la circolare ministeriale che poi deve essere declinata a livello regionale». Mentre le case di riposo del territorio hanno aperto le visite ai famigliari, gli ospedali restano ancora chiusi alle visite dei parenti ricoverati. Stanno aspettando le linee guida ministeriali che poi devono essere declinate a livello regionale. Ma non è così in tutta Italia. Non lo è in Abruzzo, per esempio, e nemmeno nelle Marche dove, anche in zona rossa, nelle aree non Covid, i pazienti sono sempre entrati a trovare i loro famigliari.

A spiegarlo bene è il primario della terapia intensiva di Jesi, Tonino Bernacconi che aveva collaborato con l’ex primario di Lodi Costantino Bolis, all’interno del gruppo delle rianimazioni aperte.

«Noi abbiamo fatto delle cose particolari, anche durante la zona rossa, evitando l’affollamento, ma abbiamo continuato a far venire i famigliari - commenta il dottor Bernacconi -. Ho fatto una specie di pass nel quale ho scritto che la presenza dei famigliari era indispensabile per la cura dei pazienti. L’ho inviato alla nostra società scientifica, la Siaarti e alla prefettura, così chi veniva fermato poteva mostrare il pass. Adesso stanno facendo delle linee guida nazionali, ma io ho permesso ai famigliari di vestirsi come noi e le persone sono sempre entrate in terapia intensiva Covid. Nelle aree non Covid dell’ospedale, i famigliari sono sempre venuti, nell’arco del pomeriggio, ogni ora. Noi e gli altri reparti abbiamo fatto protocolli interni, senza aver ricevuto nulla, né dal ministero, né dalla Regione. I primari si assumono la responsabilità di quello che fanno».

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