LODI «Uno stipendio troppo alto»: tre dirigenti comunali condannati

Dovranno 40mila euro al Broletto, “assolti” in 19 tra cui Uggetti e Guerini. Ma intanto si apre un altro fronte

Colpevoli tre tecnici, e non i politici: a questa conclusione è arrivata in primo grado la corte dei conti per la Lombardia nella vicenda della funzionaria comunale C.B. che, da dirigente del settore economico-finanziario del Broletto, aveva deciso di passare a una qualifica inferiore, D3, con riduzione di orario a un part time di 30 e poi 25 ore e minori responsabilità, ma che si era vista riconoscere dal Broletto un’indennità ad personam pari all’indennità di posizione che riavvicinava il suo stipendio a quello precedente.

Il passaggio era avvenuto nel dicembre del 2008 dopo che a luglio la giunta del sindaco Lorenzo Guerini (Pd) aveva modificato anche in tale senso il regolamento sugli uffici e sui servizi. Un istituto che secondo il giudizio contabile «non trova riscontro in alcuna norma», in un quadro giuslavoristico che consente il demansionamento -anche a richiesta del lavoratore - «solo per sopravvenuta inidoneità del dipendente nella qualifica di appartenenza», e che nel Comune di Lodi sarebbe stato quindi adottato impropriamente, con conseguente danno erariale oggi contestabile di 254.139,30 euro. Il caso era scoppiato nel dicembre del 2018, sotto l’amministrazione di Sara Casanova (Lega), quando il nuovo dirigente dei servizi interni e generali aveva inviato una notitia damni alla Procura contabile. Secondo la quale C.B. avrebbe percepito indebitamente l’assegno ad personam dal gennaio 2009 al maggio 2018, per oltre 275mila euro lordi. Secondo la Procura contabile l’azione di danno in via diretta nei confronti della lavoratrice sarebbe prescritta fino al 28 febbraio 2015, mentre amministratori, dirigenti e responsabili dei servizi possono ancora essere chiamati a rispondere del danno autonomo causato dall’aver ritardato o omesso la denuncia del danno erariale. E così possono essere chiamati a rispondere per l’assegno non dovuto dal marzo 2010 fino al maggio 2018, quando il pagamento era stato bloccato. Secondo la Procura contabile i responsabili potevano essere i componenti della giunta che avevano modificato il regolamento nel 2008, i segretari comunali, un commissario prefettizio e i funzionari che avevano dato corso all’erogazione dell’assegno.

Tra i vari argomenti di difesa, gli ex sindaci Simone Uggetti e Lorenzo Guerini hanno eccepito tra l’altro che il controllo di legittimità e la vigilanza competevano al collegio dei revisori, ma anche che avevano fatto affidamento in buona fede sulla competenza tecnica degli uffici. O.C., dirigente comunale, aveva già chiuso la sua posizione pagando al Comune 3.312 euro nei mesi scorsi. La sentenza si richiama tra l’altro ai principi di separazione delle competenze tra indirizzo politico e gestione (legge 165 del 2001).

Il verdetto condanna quindi i dirigenti Giuseppe Demuro, Loris Luna ed Elisa Bruno a risarcire al Comune, in solido, di 40.900 euro, mentre respinge le richieste della Procura per Lorenzo Guerini, Leonardo Rudelli, Silvana Cesani, Marco Zaninelli, Giuliana Cominetti, Roberto Getilli, Andrea Ferrari, Enrico Brunetti, Umberto Pensa, Silvio Masullo, Carmela Chiarina Urbano, Roberto Midali, Barbara Rampini, Simone Uggetti, Antonella Rugginenti e Mariano Savastano. La diretta interessata C.B. invece ha in corso una causa di lavoro con l’ente. Ma intanto emerge dalle carte che nel novembre del 2017 un dirigente aveva rilevato - e informato la magistratura contabile - dell’ “erogazione di indennità di posizione e di risultato alla dirigenza comunale eccedenti rispetto ai vincoli normativi e finanziari, per oltre 728mila euro”. Chiuso (in primo grado) un capitolo, quindi, potrebbe presto aprirsene un altro.

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