LODI Oggi l’ultimo saluto a Beppe Cremaschi, giornalista e artista

Da Oggi Sport al Corriere Padano, infine caposervizio a Il Giorno, e poi la “seconda vita” come pittore

Carlo Catena

Si è spento venerdì dopo aver passato l’estate a lottare con i suoi problemi di diabete e di cuore Giuseppe Cremaschi, per tutti Beppe, firma storica del giornalismo lodigiano ma anche pittore. Era nato a Lodi il 26 giugno 1946, nell’allora parrocchia di Santa Maria del Sole, in centro storico, e si ricorda che da bambino suonava il violino, mentre già all’età della scuola media si dilettava con colori a olio e pennelli. Dopo il diploma magistrale era diventato maestro elementare, a Tavazzano per tanti anni, ma aveva anche cominciato a scrivere articoli. Cronaca e sport, tra l’altro aveva giocato a calcio nella Frassati, era un tifoso del Fanfulla e seguiva l’Amatori Hockey, anche in trasferta. Corrispondente per Il Giorno, aveva anche avviato e fondato Oggi sport Oggi cronaca con Pierantonio Todisco, poi Gazzetta del Lodigiano. Un impegno crescente che lo portò a lasciare la cattedra, ricordato come maestro simpatico e comprensivo. E poi a cavallo della fine degli anni ’80 era stato direttore del Corriere Padano, quotidiano durato a Lodi sei mesi che “rivaleggiava” con Il Cittadino passato da bisettimanale a quotidiano nello stesso periodo.

Quindi, tornato a Il Giorno, pretese dall’editore una squadra solida per Lodi, con il compianto Roberto Cazzulani e Carlotta Morgana, dando vita al “gruppo” che per molti anni costituì la redazione di via Marsala. «Aveva un carattere in apparenza scorbutico - lo ricorda Diego Scotti, storico corrispondente lodigiano del Corriere della Sera - ma se ti prendeva in simpatia era un amico di quelli che restano per sempre. Sapeva ammettere i suoi sbagli ed era generoso con tutti, anche a costo di dover rinunciare lui a qualcosa».

Sessantenne, Cremaschi colse l’opportunità di un prepensionamento e, nella casa di via Garibaldi, dove viveva con la sorella, dopo essere rimasto vedovo da giovane, tornò a dedicarsi a tempo pieno alla pittura. «Da giornalista, non voleva esporre i suoi quadri, anche se ne aveva fatti moltissimi e seguiva con attenzione il mondo della pittura locale - ricorda l’amico Mario Quadraroli - poi però iniziò a partecipare alle mostre. Il suo stile si può definire post cubista». L’ultimo dipinto di Cremaschi, “Concerto con violino e limone”, ultimato qualche giorno prima che in agosto entrasse in ospedale, è stato esposto alla Biennale sabato e domenica a villa Biancardi di Zorlesco, e può essere considerato un testamento spirituale: il violino - che Beppe aveva studiato da bambino - a rappresentare l’arte, il sogno, e l’aspro limone simbolo delle fatiche e dei bisogni materiali. Stamane alle 9 i funerali in San Lorenzo, davanti a casa.

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