LODI - L’ALLARME - Ragazzi lodigiani allo sbando, non possiamo girare la testa

La denuncia della professoressa Simonetta Pozzoli, che lancia una proposta concreta, e la risposta del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

C’è un problema che sembra acutizzarsi nella nostra città, segnalato anche da questo giornale e che riguarda i preadolescenti e gli adolescenti sempre più coinvolti nell’abuso di alcolici ma soprattutto in una sorta di vagabondaggio serale ma anche pomeridiano, che provoca come esito atti di vandalismo e di bullismo oppure nel migliore di casi un vagare senza meta e senza caratteristiche di buona socialità.

Le stesse famiglie di questi ragazzi si trovano spesso in difficoltà, preoccupate e impotenti ma soprattutto sole nell’affrontare un compito educativo molto difficile.

Non possiamo permetterci di girarci semplicemente dall’altra parte incolpando la società o chicchessia o recitando la solita lamentela della perdita dei valori e invocando nostalgicamente chissà quale passato migliore.

La scorsa settimana su questo giornale avevo lamentato la mancanza di una progettualità da parte dell’Amministrazione dedicata a questo aspetto. Vogliamo però fare un passo ulteriore e provare a immaginare una proposta costruttiva: una sinergia di soggetti che ruotano intorno al mondo di questi ragazzi che si facciano carico del loro vagabondare che oltre a esprimere disagio a più livelli è anche sintomo di una mancanza di luoghi da poter abitare con le loro modalità espressive e con occasioni di divertimento non distruttivo per loro stessi e per la comunità.

È necessaria prima di tutto un’analisi seria per capire le diverse caratteristiche dei soggetti interessati: disagio familiare, solitudine, mancanza di integrazione, paure provocate dalla pandemia? Un’analisi che non si perda nei soliti meandri di questionari e slides senza mai arrivare ad azioni concrete ma che conduca a progettare due precise linee di intervento: la prevenzione e l’azione sul campo. Per quest’ultima è necessario che la presenza di educatori di strada e delle unità mobili, di cui una già presente in città, sia almeno triplicata per presidiare alcuni punti critici e intercettare i ragazzi.

L’azione della prevenzione invece è una strada più a lungo termine che necessita della collaborazione di più realtà: agenzie educative, associazioni, forze dell’ordine, Ats, servizi sociali, chiamate a raccolta e coordinate dall’Amministrazione comunale. Per fare cosa? Innanzitutto per pensare a come concretizzare la creazione di un paio di luoghi dove questi ragazzi possano ritrovarsi e dove offrire loro un’occasione di socialità: centri aggregativi per adolescenti e preadolescenti dove possono incontrarsi e svolgere attività a loro congeniali. In secondo luogo immaginare laboratori socio-educativi che coinvolgano ragazzi dagli 11 ai 15 anni e si propongano di fornire un supporto alla famiglia e alla scuola, mediante l’aggregazione e la proposta di occasioni per manifestare e rielaborare il proprio vissuto. Progetto quest’ultimo peraltro già immaginato dalla passata amministrazione per l’ex Fanciullezza.

Da un Comune del nostro territorio, Casaletto Lodigiano, ci arriva peraltro in questi giorni un esempio di progettualità virtuosa. Certo adatto a un paese piccolo e non trasferibile a Lodi ma segno di un’attenzione precisa di un’Amministrazione per la fascia d’età in oggetto.

Forse è un sogno ma forse no: perché non immaginare un progetto nuovo che ricalchi il metodo di un famoso musicista e attivista politico venezuelano, Josè Abreu che inventò un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e gratuita per ragazzi, indirizzata alla promozione culturale ma anche alla promozione umana. A Lodi abbiamo ancora la banda, anche se per ora in esilio, abbiamo due Accademie musicali e diverse associazioni che si occupano di canto e potrebbe essere davvero bello e interessante costruire qualcosa di simile perché la musica, come del resto il teatro sono delle importanti risorse educative.  

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L’allarme lanciato dalla professoressa Pozzoli è serio e concreto. «il Cittadino» intercetta solo la punta dell’iceberg, ma la sensazione è che il disagio sia ben più diffuso. Purtroppo si registra molto menefreghismo (alla faccia del fatto che il Covid ci avrebbe dovuto rendere migliori). Solo per fare un esempio: abbiamo lanciato l’allarme sulla vendita di alcolici ai minorenni in centro storico a Lodi, cosa è cambiato? Nulla.

Gettare la croce sui nostri ragazzi sarebbe sbagliato. Li abbiamo rinchiusi per due anni, mentre il mondo degli adulti dimostrava incapacità nel rispetto delle regole (e loro se ne sono accorti!). Oggi ci troviamo alle prese con un problema che va affrontato, non giudicato con gli strumenti del passato.

La proposta della professoressa Pozzoli è intelligente. E sarebbe opportuno che amministrazione comunale, scuola e agenzie educative (tra le quali, gli oratori) ci ragionassero tutti insieme, senza steccati ideologici. Partiamo dai piccoli progetti, i risultati poco alla volta arriveranno.

Lorenzo Rinaldi

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