Lodi, la mappa del rischio sismico

«Alla luce dei sismi in atto e di quanto si era verificato nel gennaio scorso, con terremoti nel Veronese e nell’Appennino parmense, dovrà essere riclassificata la zonazione sismica attuale, che assegna a buona parte della Lombardia un rischio blando, a livello 4»: è il parere del geologo Giovanni Bassi di Soncino, che tra l’altro ha realizzato diversi allegati del Piano di governo del territorio di Lodi.

La cartina con la mappa del rischio sismico a Lodi

La riclassificazione era già stata indicata nel 2004 dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e porterebbe a un aumento del rischio, a livello 3.

Ma all’interno del territorio comunale di Lodi ci sono aree considerate dai geologi più o meno pericolose per la possibilità di effetti di amplificazione locale di onde sismiche “di passaggio”: proprio a questo aspetto, sulla base di quanto richiesto dalla delibera di giunta regionale del 28 maggio 2008, è limitata l’analisi di pericolosità sismica eseguita nel Pgt di Lodi. Si tratta di un “approfondimento di primo livello”, che ha individuato come zone più a rischio quelle all’interno della valle dell’Adda, classificate come Z2: “Sono possibili effetti di cedimento e liquefazioni del terreno, a causa della soggiacenza della falda acquifera superficiale e delle caratteristiche geotecniche scadenti dei terreni”. L’effetto della liquefazione si è visto nelle scorse settimane nel Ferrarese: il terreno sabbioso saturo di acqua, per effetto delle vibrazioni, si rilascia con effetto “sabbie mobili”. Fino all’Apocalisse nessuno rischia di venire ingoiato dai campi, beninteso, ma perché si lesioni un edificio basta molto meno. E per questo, in caso di nuove costruzioni, i geologi devono tenere conto di questa situazione per dare indicazioni ai progettisti.

A livello di pericolosità inferiore c’è la scarpata morfologica principale che si snoda attorno al centro storico, da via Serravalle a via Secondo Cremonesi, secondo il Pgt: qui la classificazione è Z3a, con il rischio di amplificazioni dell’onda sismica dovuta all’effetto del pendio. Gran parte del territorio comunale, invece, beneficia di una classificazione più rassicurante, la Z4a: sono terreni costituiti in prevalenza da depositi alluvionali di fondovalle, dove comunque secondo i geologi le onde sismiche potrebbero venire amplificate. Per questa ultima classe, con le normative attuali, un approfondimento geologico di secondo livello è necessario solo per edifici strategici, come scuole o sedi di istituzioni, o per stabilimenti a rischio di indicente rilevante. Per la zona Z2 (“valle dell’Adda”) il Pgt raccomanda invece un approfondimento superiore, di terzo livello, con la definizione degli effetti di amplificazione. «Recentemente Regione Lombardia, con la delibera 2616 del 30 novembre scorso, ha rivisto i criteri idrogeologici e sismici per i Pgt - aggiunge Bassi -: quindi la zonazione della città di Lodi andrebbe già aggiornata secondo queste norme nuove e più cautelative». Già alla luce delle norme in vigore comunque il Pgt prevede che “la relazione geologica è documento essenziale e obbligatorio, da presentare per l’approvazione dei piani attuativi, del permesso di costruire e/o della dichiarazione d’inizio lavori”.

La mappa del rischio sismico di Lodi non è stata elaborata “a tavolino”, ma è frutto di analisi sul campo effettuate con “microtremori” e geofoni, poi sviluppate al computer.

Il geologo Bassi ricorda che Lodi, nel 1802, fu interessata da un terremoto che ebbe epicentro nella sua città, Soncino, «simile, per profondità dell’ipocentro a 5-6 chilometri, scala Mercalli a 5,6 - 5,8, fenomeni di liquefazione delle sabbie e fratture un superficie e crollo di edifici pubblici a quello in corso nel Ferrarese». Probabilmente è stata la difficoltà di accedere a fonti storiche, sparse tra studiosi e biblioteche, a far ritenere che il Lodigiano non fosse area sismica, anche perché le faglie sono state scoperte solo nei decenni scorsi nell’ambito delle ricerche Agip. Riguardo a quanto sta accedendo in Romagna, Bassi ricerca che «il terremoto di Ferrara del 1577 ebbe repliche che durarono due anni e costrinsero il duca Alfonso II e la corte estense a soggiornare in tenda nei giardini».

Secondo il geologo Giovanni Bassi, che ha collaborato alla realizzazione del Pgt di Lodi, il capoluogo dovrà essere riclassificato dal punto di vista sismico: «Il livello 4, rischio blando, è troppo basso»

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