LODI Italiani e stranieri in fila per il “pane”

Il Centro di raccolta solidale di Lodi è un “microcosmo”

Il diritto al cibo trova il proprio riconoscimento nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e nella Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966, entrata in vigore nel 1976), ratificata da circa 145 paesi al mondo che sancisce il diritto ad avere cibo in quantità sufficiente, adeguato da un punto di vista nutrizionale ed economicamente accessibile e il diritto a vivere liberi dalla fame.

Il Centro Raccolta Solidale per il diritto al cibo (CRS) di Lodi è attivo dal 2014 e distribuisce cibo a circa 330 famiglie/settimana, oltre che alla Mensa Caritas, alla Casa dell’Accoglienza e a varie Comunità del territorio. Vi lavorano circa 60 operatori di cui 4 dipendenti, altri con borse lavoro. Ci sono poi studenti in tirocinio scolastico/stage e volontari.

Tre giorni alla settimana il Centro si popola di una umanità fragile e colorata che passa a ritirare il cibo, per la gran parte donato da aziende/supermercati: si tratta di derrate alimentari escluse dalla vendita per ragioni commerciali o organizzative. Ma chi sono gli utenti del CRS e quali le loro storie personali?

Persone multiproblematiche, uomini soli ma soprattutto donne, che arrivano a piedi, in bicicletta, col pullman o col treno. A volte con bambini piccoli appresso o un uomo che le aiuta. Con il sole, con la pioggia o con il freddo. Aspettano il loro turno, consegnano le borse vuote e il tesserino di riconoscimento. Poi riprendono le loro borse, piene e pesantissime, se le trascinano dietro e lentamente se ne vanno, senza quasi parlare.

Akilah è una donna di colore, musulmana, che risiede alla periferia di Lodi, e viene a ritirare il cibo in bici anche quando il tempo è brutto. Si porta dietro una bambina. Se ne va con due borsoni pieni di pasta, farina, latte, uova, bibite, frutta, verdura, pane e quant’altro. Appoggia le borse ai due lati del manubrio, e spinge con grande fatica la bici a piedi fino a casa. La bambina le zampetta dietro. Se l’aiuti ringrazia e accenna un timido sorriso.

Marzio è lodigiano, 50 anni. Racconta che la moglie se n’è andata con i due bambini, lasciandolo solo. Tiene gli occhi bassi mentre parla, è depresso, ha perso il lavoro. In passato ha avuto anche problemi con la giustizia. Per ora dorme da un conoscente che gli ha concesso ospitalità, ma dovrà andarsene. Dove? Non lo sa.

Rino ha 45 anni, moglie e tre figli. È stato operato a entrambe le gambe per una grave forma di artrosi, ora è inabile. La moglie fa lavoretti a ore. Non ce la fanno con la pensione, alcuni amici li aiutano. È orgoglioso e spera ancora di trovare un lavoretto per arrivare a fine mese.

Giuseppina è lodigiana; il marito, etilista e forte fumatore, è morto di tumore 3 anni fa. Vive facendo pulizie presso conoscenti, ma non ce la fa a mantenere i 4 figli. È molto magra, vecchieggiante, nervosa, dimostra più anni di quelli che ha.

Giacomino ha una fissa: dice di avere una malattia della pelle che ogni tanto si riacutizza e si manifesta con chiazze rosse e nauseabonde su tutto il corpo. È da anni in attesa della visita specialistica di un luminare della medicina. Il suo più grande desiderio sarebbe quello di sposarsi: “Ma chi è quella donna che potrebbe starmi vicino con questa terribile malattia?” Vive in stand by, in attesa di quella visita miracolosa.

Patrik è rumeno, molto religioso e in patria era un pastore della chiesa ortodossa. È in Italia da vent’anni, faceva il trasportatore ma ora è disoccupato. Parla perfettamente l’italiano, veste bene, gira in città con la chitarra a tracolla: vorrebbe guadagnare qualcosa da inviare alla moglie e ai figli in Romania.

Persone come tante, cui nessuno bada: le vedi per la strada e non le noti. Solo alcune trovano la forza di rivolgersi ai Servizi Sociali o alla Parrocchia. Molte si lasciano andare, scivolano lentamente nel degrado e nella marginalità sociale senza più la forza di rialzarsi. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, del 16 ottobre, Papa Francesco ha inviato un messaggio alla FAO: “L’accesso al cibo è un diritto di tutti e i diritti non consentono esclusioni. È crudele, ingiusto e paradossale che, al giorno d’oggi, ci sia cibo per tutti e, tuttavia, non tutti possano accedervi. Modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali, l’uso dei terreni; modifichiamo i consumi, senza cadere nella schiavitù del consumismo; eliminiamo lo sperpero e così sconfiggeremo la fame”.

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