LODI - Il “re della risata” ritorna sul palco per la sua Sara: «Così la sostengo» VIDEO

Paolino Boffi, il giovane comico lodigiano, racconta il calvario per la malattia della figlioletta di quattro anni

Piange, guarda in basso, tra le foglie e i sassi dei giardini Barbarossa. Si commuove, poi si scusa. È lui, Paolino Boffi, 35 anni, il re della risata che prova un dolore profondo nel cuore. Ma che ha deciso di guardare avanti anche perché i medici di sua figlia Sara, una bimba di 4 anni, affetta da un tumore infantile denominato neuroblastoma, adesso sono ottimisti. E lui, insieme a sua moglie Laura Soldi, sposati dal 2015, con un’altra bimba con meno di 2 anni, su consiglio degli psicologi, ha deciso di tornare a una vita quasi normale. Dopo lo scossone dello scorso febbraio, ha ripreso a lavorare, presso lo studio di Vittorio Codeluppi e a salire sul palco. I suoi amici e fan gliel’hanno chiesto: «Torna sul palco a riprenderti la serenità che hai dato a noi in questi anni - gli hanno detto in massa -. Ti fa bene». E l’energia che riceve poi ricade sulla sua bambina.

L’inizio della storia è devastante e ricordare quei momenti non è facile per il comico. «Era il 5 febbraio - racconta -, la bimba stava facendo il bagnetto. Mentre alzava le braccia, mi sono accorto che aveva un gonfiore sul torace. La pediatra ci ha inviati di corsa al San Matteo di Pavia. Da quel giorno è iniziato l’inferno. Subito ci hanno detto che era un tumore dei bambini, poi che era gravissimo, aveva attaccato la vena cava causando dei trombi e coinvolto il cuore. Se avessi avuto una pistola in quel momento credo che l’avrei usata. Hanno detto che era in pericolo di vita e che sarebbe stata questione di ore, perché la massa avrebbe potuto far esplodere il cuore». I medici sono stati chiari: “Proviamo a fare un ciclo di chemioterapia - hanno detto -. Se la massa si riduce continuiamo, altrimenti dobbiamo lasciar perdere”. E invece la massa è regredita. A spaventare era la malattia nel cuore. «Siamo stati spediti al Gaslini - dice Boffi -, con un intervento durato 7 ore hanno ripulito l’atrio destro del cuore e la vena cava. I medici avevano detto che sarebbe stata 4 o 5 giorni in rianimazione. La sera, in hotel, mia moglie ha insistito: doveva chiamare in reparto, si sentiva che c’erano novità. Aveva ragione. “La bimba si è svegliata - ha detto il medico -, ha chiesto della mamma e vuole la cannuccia rosa per bere l’Estathè”, racconta Boffi con il groppo in gola. Siamo corsi da lei. La bimba era là, tranquilla. Abbiamo cercato di prendere esempio dal film “La vita è bella” di Benigni: le abbiamo rappresentato la situazione come un gioco. “La verità va detta”, hanno consigliato gli psicologi e così abbiamo fatto, spiegandole che ci sarebbe stato un mostriciattolo da sconfiggere. Lei l’ha presa sorridendo». I sensi di colpa nei genitori sono stati terribili, ma poi hanno capito che questa è una malattia che non dà sintomi particolari, a parte un po’ di stanchezza e inappetenza. «Eliminate le colpe - dice Boffi - abbiamo incominciato a lottare. La bimba è rimasta in ospedale per la chemioterapia 3 mesi e mezzo, insieme a mia moglie. Io, per il Covid, per oltre un mese la vedevo attraverso il vetro e i nonni, a casa, seguivano la nostra Angelica. Lo psicologo, poi, ci ha detto di riprendere la normalità per trasmettere alla piccola la forza di andare avanti, così ho parlato con Codeluppi e ho ripreso a lavorare e a fare le serate». Dopo la chemioterapia, a fine agosto i medici del San Matteo hanno deciso di rimuovere la massa sul rene. L’intervento è durato 10 ore. Insieme alle 7 passate al Gaslini sono state le ore più lunghe della nostra vita. È stato il secondo miracolo, dopo il primo dell’operazione al cuore». “Segnate sul calendario la data - hanno detto i medici -, vostra figlia è rinata per la seconda volta”. Hanno tolto quasi interamente il tumore. L’altro 5 per cento dicono sia morto, adesso comunque inizia la chemio ad alte dosi e l’immunoterapia.

«Abbiamo iniziato a respirare un po’ - sospira Boffi -. Con le cure arriveremo ad aprile. Speriamo che vada sempre tutto bene. I medici sono incoraggianti e ci trasmettono positività». In questi mesi, i coniugi hanno ricevuto una valanga di solidarietà dalla gente. «Sono nati gruppi di preghiera, gruppi su whtasapp e su Facebook, sono arrivati soldi frutto di raccolte, giocattoli a non finire, messaggi e tanto affetto. All’inizio ero molto infuriato - confessa il comico -. Io e mia moglie abbiamo sempre cercato di fare del bene agli altri, dare una mano a chi aveva bisogno. E mi chiedevo: “Perché proprio a me?”. Poi ho capito che il bene e la positività che abbiamo dato sono tornati indietro come un boomerang. Gli amici, in particolare, sono stati eccezionali. Quando toccano i figli è straziante, il dolore e la rabbia sono indescrivibili. È la cosa più brutta che possa succedere. Poi arriva la voglia di vincere. Mia moglie è stata straordinaria, ha avuto il coraggio di non mollare mai, soprattutto davanti alla bambina».

Fare gli spettacoli per Boffi, è stato faticoso, ma l’ha «fatto per Sara», dice, e l’affetto del pubblico l’ha ripagato. La lotta non è finita, ma ora sulle labbra c’è il sorriso e dentro la voglia immensa che tutto torni alla normalità. «Se qualcuno sta vivendo la nostra stessa situazione e ha voglia di sfogarsi o chiedere consigli - dice papà Boffi - io ci sono». Intanto l’appuntamento per tutti è davanti al palcoscenico, il 18 settembre, nel campo sportivo di Miradolo, il 2 ottobre nella palestra di Massalengo e domenica 10 a Marudo, in compagnia di Bigno Bignami. Il sostegno dei fan non mancherà.

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