Lodi, fallimenti in aumento

Le imprese più colpite sono state le piccole e medie aziende con un attivo tra i 2-10 milioni di euro, IR 132,9 punti e quelle con un attivo tra i 10-50 milioni, con un insolvency ratio pari a 127,2 punti. Nel 2011 è proseguito l’aumento dei fallimenti nei servizi (+10% rispetto al 2010) e nelle costruzioni (+7,8%). In controtendenza l’industria che, pur rimanendo il macrosettore con la maggiore frequenza di fallimenti (IR 39,8), ha registrato un’inversione di tendenza rispetto al 2010 (-6,3%). Il risultato è da attribuire soprattutto ai miglioramenti dei settori che negli anni precedenti hanno pagato un conto salato alla crisi: alla meccanica, il cui IR passa da 70,6 punti del 2011 a 60,3 del 2010, alla chimica (da 59,1 a 46,3), al sistema moda (da 54,4 a 46,6), alla siderurgia (da 51,2 a 40,1). In peggioramento invece il sistema casa, da 54,7 a 59,9 punti e la filiera auto, da 45,2 a 53,1 punti.

Dal punto di vista territoriale, la crescita dei fallimenti osservata nel 2011 ha riguardato tutte le aree ad eccezione del Nord Est, in cui il numero delle procedure si è attestato sui livelli del 2010 (-0,3%), beneficiando dei cali registrati in Trentino Alto Adige (-5,5%), Veneto (-4,4%) e Friuli (-3,4%). Nel Nord Ovest i fallimenti sono aumentati ulteriormente rispetto al livello già elevato del 2010 (+8,4%), portando l’IR a 25,7 punti. L’incremento dei default nel Centro Italia (+9,5%) risente della cattiva performance del Lazio (+23,4%), mentre l’aumento delle procedure del Mezzogiorno è dovuto principalmente agli alti tassi osservati in Molise (+39,5%) e Campania (+29,6%). Tra le province, Milano è quella in cui i fallimenti hanno avuto l’impatto maggiore nel 2011 (IR pari a 39 punti), seguita da Prato (37,5), Lodi (35,8), Novara (33,9) e Lucca (33).

«Il conto della crisi è pesante: tra 2009 e 2011 sono fallite 33 mila imprese, per lo più aziende già fragili prima della recessione - conclude De Bernardis -. Con lo scenario di mercato che si prospetta davanti a noi, se non si interviene rapidamente sul fronte della liquidità, il rischio che gli effetti negativi si ripercuotano anche sulle aziende sane, ma prive delle risorse finanziarie necessarie, diventa molto concreto».

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