LODI Ambulatorio dell’asma grave, «uno dei nostri fiori all’occhiello»

Il servizio, guidato dalla dottoressa Monica Crepaldi, offre terapie all’avanguardia e accoglie al Maggiore pazienti anche da fuori provincia

Impegnata in prima linea nella gestione dei pazienti Covid a partire dalle prime fasi della pandemia, l’unità di pneumologia diretta dal dottor Giuseppe Cipolla è ritornata a pieno regime con tutte le attività, recuperando fortemente il volume di prestazioni e riducendo sensibilmente i tempi di attesa (rispetto alle 13.370 prestazioni del 2019 si è passati alle 15.737 nel 2022 compresi gli ambulatori Covid di Lodi e Codogno).

In alcuni casi si tratta di «veri e propri fiori all’occhiello della nostra azienda, come l’ambulatorio per l’asma Grave che da ormai 15 anni è centro di riferimento per la diagnosi e la cura di questa patologia attirando pazienti anche da fuori provincia», spiega la dottoressa Monica Crepaldi, responsabile della lung unit e del servizio di fisiopatologia respiratoria dell’Asst di Lodi.

«I pazienti con questa patologia soffrono di sintomi severi, riacutizzazioni ed effetti collaterali dei farmaci – sottolinea il direttore generale dell’Asst di Lodi Salvatore Gioia - . L’asma grave interferisce frequentemente con la vita familiare, sociale e lavorativa, limita le scelte personali e professionali e influenza la salute emotiva e psicologica. Devono affrontare un percorso diagnostico lungo e complesso che richiede molte visite specialistiche. Poter dare a queste persone la possibilità di evitare continui spostamenti offrendo un ambulatorio di livello eccellente nel proprio ospedale di riferimento è per noi motivo di grande soddisfazione».

La diagnosi di asma grave, infatti, è un processo complesso che richiede competenze non solo di tipo prettamente pneumologico ma anche di tipo internistico, reumatologico e a volte anche infettivologico, per questa ragione è fondamentale un approccio interdisciplinare: esistono, infatti, tante patologie che possono presentarsi clinicamente come asma grave, ma che in realtà sono sindromi sistemiche che interessano tutto l’organismo. «Bisogna fare in modo che il paziente asmatico grave possa avere una vita normale: andare a scuola, lavorare, fare sport anche agonistico. Grazie alla terapia farmacologica oggi è possibile riacquistare una buona qualità della vita, ma per poter arrivare a una diagnosi corretta dobbiamo eseguire esami e approfondimenti che vanno oltre la classica spirometria e il nostro ambulatorio può contare su apparecchiature tecnologicamente avanzate e professionalità di cui dispongono attualmente solo pochi centri in tutta la Lombardia», continua la dottoressa Crepaldi.

«Teniamo conto che questi pazienti, nonostante rappresentino una quota relativamente piccola rispetto alla popolazione globale degli asmatici (circa il 5-10 per cento), assorbono oltre la metà delle risorse economiche sanitarie dedicate all’asma, perché hanno bisogno continuativo di farmaci, come il cortisone, ma anche perché richiedono frequenti accessi in Pronto soccorso e ricoveri. Il nostro obiettivo è individuarli precocemente per garantire loro la migliore qualità di vita possibile con le cure attualmente disponibili: il nostro ambulatorio, in questo momento, ha in carico 41 pazienti già con diagnosi di asma grave e posti in terapia con un farmaco biologico».

Purtroppo, in alcuni casi, i pazienti in cura per asma grave possono andare incontro ad altre patologie, occorre quindi prestare molta attenzione, controllare assiduamente i pazienti nel tempo e saperli indirizzare sulla giusta strada.

«Il nostro ambulatorio è in grado di individuare e guidare anche queste persone, in collaborazione con i centri di riferimento del territorio più vicini a noi come il San Matteo di Pavia. In questo momento, per esempio, seguiamo anche un paziente affetto da deficit congenito di alfa 1-antitripsina, una carenza genetica di una proteina che protegge il polmone e che alcune volte coinvolge anche il fegato e che affrontiamo in maniera multidisciplinare, con la collaborazione della nostra epatologa la dottoressa Alessandra Brocchieri».

Situato al terzo piano dell’ospedale Maggiore di Lodi (lung unit), all’ambulatorio di secondo livello si accede dopo una prima visita pneumologica prescritta dal medico di medicina generale o da un professionista dell’Asst (che può essere lo specialista pneumologo o il medico del pronto soccorso). «A questo punto prenotiamo noi per il paziente tutti gli esami necessari, dalla Tac alla spirometria, con posti riservati all’interno del percorso lung unit (unità polmonare).

Se necessario, l’ambulatorio di Lodi è anche in grado di eseguire un esame molto particolare grazie alla presenza di un macchinario di cui solo pochi centri dispongono: il cosiddetto dosaggio FeNO (“dosaggio frazione espirata dell’ossido nitrico”) che può fornire informazioni fondamentali per la patologia asmatica. Una volta completato tutto il percorso diagnostico, che dura all’incirca sei mesi, si arriva anche alla ottimizzazione della terapia inalatoria e alle terapie per le comorbilità che possono contribuire o riacutizzare l’asma (rinosinusite e reflusso gastroesofageo in particolare).

L’ambulatorio di fisiopatologia respiratoria è un riferimento anche per molti pazienti provenienti da altre province poiché offre prestazioni molto particolari come per esempio il test da sforzo cardiopolmonare, utile a valutare il rischio preoperatorio e per i tempi di attesa ridotti per esami come la spirometria (ne abbiamo eseguite oltre 2.400 nel 2022) e il test del cammino. Siamo inoltre da pochi mesi centro prescrittore per i farmaci per le fibrosi polmonari non idiopatiche», conclude Crepaldi.

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