LODI «A Codogno scoperto il virus perché ci sono dei bravi medici scienziati»

Il giornalista Fabrizio Gatti ha presentato il libro “L’infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare”

«Il virus è arrivato a Codogno perché qua ci sono dei medici bravi, degli scienziati che sono andati oltre i protocolli».

Fabrizio Gatti, già giornalista del «Corriere», del «Giornale» e del settimanale «l’Espresso», oggi direttore editoriale per gli approfondimenti a «Today.it» ha spiegato così la diagnosi in Italia del primo caso di Coronavirus, che girava già da un pezzo fuori dalla Cina.

Venerdì ha presentato in una diretta Facebook e sul sito del «Cittadino», il suo ultimo e documentatissimo libro “L’infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare».

All’ospedale di Codogno degli scienziati

Il giornalista ha risposto alle domande del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi e della collega Cristina Vercellone. Gatti ha spiegato in modo dettagliato cosa è successo in Cina, poi ha denunciato la mancanza di reagenti per i tamponi, la scelta in Lombardia di non fare i test, ma di effettuare i sierologici che non servivano per la diagnosi. Sotto attacco anche l’assenza e il business delle mascherine. «Sono state fatte delle scelte - ha detto Gatti - che invece di contenere l’infezione l’hanno diffusa».

Mancavano i reagenti dei tamponi, in Lombardia hanno scelto di fare i sierologici che non servivano per ridurre i contagi

Come è nata l’idea del tuo lavoro?

«Il 5 gennaio 2020 quando dalle notizie che arrivavano dalla Cina si incominciò a parlare di polmoniti atipiche mi si accese un campanello di allarme. La mia fortuna è stata quella di aver studiato per ragioni di lavoro la prima epidemia di Sars, provocata da un Coronavirus lontanamente imparentato con quello attuale. Sars significa Sindrome respiratoria acuta grave, un’infezione che provocava polmoniti incurabili con un altissimo tasso di letalità. Questa notizia che incominciava a circolare in Cina a inizio gennaio dalla città di Wuhan mi mise in allarme, quindi io incominciai ad andare sui siti internet dell’istituto di virologia di Whuan che era l’istituto più importante della città colpita da quella iniziale epidemia e scaricai tutto quanto».

Il mio lavoro di ricerca è durato un anno, avevo già studiato la Sars

Il mio lavoro di ricerca è durato un anno da fine gennaio 2020 al 21 febbraio 2021. Poi ho consegnato alla Nave di Teseo il mio libro. Innanzitutto è doveroso raccontare al pubblico quello che si è conosciuto e tradurre anche la parte complicata relativa ai virus, in un linguaggio semplice, comprensibile».

Cancellati i materiali dai siti cinesi. Io volevo la sciare traccia per informare sulla gravità di quanto accaduto

«Volevo poi lasciare traccia di quanto via via è stato cancellato. dai siti L’ho fatto per informare sulla gravità di quanto accaduto. Spero possa servire al futuro».

Il primo a introdurre il lavaggio delle mani e il distanziamento per impedire i contagi fu il lodigiano Agostino Bassi, inventore della microbiologia tra 1700 e 1800

«Qua in via Gorini, nella redazione del “Cittadino”, siamo a 50 metri dalla casa di Agostino Bassi, l’inventore della microbiologia, anche se poi il merito viene dato a Louis Pasteur, ma il primo a capire che c’era qualcosa che passava tra gli animali e gli uomini e li contagiava, il primo a introdurre il lavaggio delle man e il distanziamento, è stato lui. Spero così come lui ha fatto in passato che questo piccolo contributo possa servire per non ripetere gli errori che sono stati commessi. Ho esaminato oltre 10mila documenti che dimostrano le follie commesse e di come il pericolo sia stato sottovalutato».

Se in Cina ci fosse stata una democrazia sarebbe cambiato qualcosa?

«Il libro dedica alcuni capitoli al racconto di quello che stava accadendo in Cina nel 2019. Ci siamo dimenticati quanto sia feroce il regime cinese nella repressione del dissenso e in Cina è dissenso qualunque cosa non sia allineato alle scelte del partito comunista cinese al potere. Se non comprendiamo quest aspetto non comprendiamo la censura che è stata data a una epidemia quando ormai era evidente». È questo elemento che ha dato il via alla trasmissione del virus. A questo si sono aggiunti gli altri errori compiuti, a vari livelli, anche nel nostro Paese e nella nostra regione, di sottovalutazione dei rischi che hanno contribuito al dilagare della malattia.

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