L’EDITORIALE - Il lamento della terra malata impone scelte coraggiose

La riflessione del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi: «Il mondo, vogliamo ambiziosamente sperare, si cambia anche dalla cabina elettorale»

«Se impariamo ad ascoltarla, notiamo nella voce del creato una sorta di dissonanza. Da un lato, è un dolce canto che loda il nostro amato Creatore; dall’altro, è un grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani». Lo scrive Francesco nel Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Giornata che la diocesi di Lodi celebra questa sera ( sabato 10 settembre , ndr) a Miradolo Terme alla presenza dell’arcivescovo di Milano, dei vescovi di Lodi e Pavia e delle autorità del territorio, tra cui i sindaci e gli amministratori locali. L’invito di Francesco, che facciamo nostro in questa speciale giornata, è a coltivare una vera «spiritualità ecologica», «a fondare cioè la nostra spiritualità sull’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale». Un messaggio forte, moderno e che va oltre i confini della sensibilità cattolica, ripreso più volte dal Pontefice, con riferimento soprattutto alle aree più povere del mondo, sebbene maggiormente ricche di materie prime, pensiamo all’Africa e all’Amazzonia, vittime di uno sfruttamento selvaggio.

«È l a sorella madre terra che grida - le parole di Francesco - in balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Poi, sono le diverse creature a gridare. Alla mercé di un antropocentismo dispotico (...) Ma sono anche i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti» .

Il Papa mette tutti noi di fronte al dovere della responsabilità, quando afferma che «vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana». La conversione ecologica non può essere una moda, Francesco non chiede un’operazione di greenwashing, un ambientalismo di facciata, ma indica la necessità di «convertire i modelli di consumo e di produzione, nonché gli stili di vita, in una relazione più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli».

A tutti noi spetta il compito dell’iniziativa, senza subire passivamente i cambiamenti ma facendo la nostra piccola parte, anche sul fronte della sensibilizzazione. I Comuni e i loro sindaci ad esempio possono adottare scelte coraggiose che vanno nella direzione dell’azzeramento del consumo di suolo e che introducono forti elementi premianti per quelle iniziative di rigenerazione urbana o industriale. Ci stanno lavorando alcuni amministratori pubblici in Emilia Romagna: l’obiettivo è un accordo territoriale tra Città metropolitana di Bologna e Regione finalizzato a bloccare l’insediamento di nuovi enormi insediamenti logistici nell’area metropolitana e a favorire al contempo manifattura meccanica e ad alto valore aggiunto. Così come i sindaci possono agire per la regolamentazione ferrea dello spandimento dei fanghi in agricoltura per evitare che, come hanno evidenziato inchieste giudiziarie, anche il territorio lodigiano sia terra di conquista.

In ambito civile infine i sindaci e le loro amministrazioni possono sostenere con maggior convinzione rispetto a quanto fatto fino ad ora un’edilizia che preveda bassi consumi energetici: lo possono fare inserendo regole premianti e agendo sulla leva fiscale. Basta volerlo.

L’impegno alla custodia della “casa comune” non è scelta opzionale e dunque, richiamando le parole di Francesco, siamo tutti chiamati a metterci in gioco. Non solo «convertendo i modelli di consumo» ma attraverso l’esercizio di una cittadinanza attiva, che vada a premiare, anche nei nostri piccoli contesti, gli amministratori pubblici virtuosi e che pongono in essere - o propongono - soluzioni innovative. Il mondo, vogliamo ambiziosamente sperare, si cambia anche dalla cabina elettorale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA