La diocesi piange don Carlo Riboldi, sabato le esequie nella parrocchiale

Il sacerdote si è spento all’età di 85 anni a San Rocco, suo paese natale

Si è spento ieri, all’età di 85 anni, don Carlo Riboldi, collaboratore pastorale a San Rocco al Porto, suo paese natale, dove si era ritirato a vivere negli ultimi anni della sua vita terrena. Don Carlo era nato proprio nel paese della Bassa nel 1936, e dopo l’ordinazione, nel 1959, era stato vicario parrocchiale a San Lorenzo, in Lodi, quindi si era recato a Roma, nel 1965, dove aveva studiato Liturgia all’Ateneo Sant’Anselmo. Negli anni, aveva svolto il suo ministero in diverse parrocchie del Basso Lodigiano: parroco a San Martino Pizzolano, a Corte Sant’Andrea, a Mezzana Casati, Caselle Landi, Livraga e Meleti. Due sacerdoti lodigiani lo ricordano come un modello in momenti diversi della loro vita.

Don Luca Maisano, attuale parroco di Castelnuovo Bocca d’Adda, lo conobbe da bambino: «È stato il mio prete di oratorio quando ero piccolo – racconta -. Anche se l’ho ritrovato più tardi nel mio stesso vicariato, i miei ricordi più forti sono quelli dell’infanzia: per me, era un grandissimo prete». Anche don Renato Fiazza, parroco di San Gualtero, lo ricorda ai tempi del suo incarico a Orio Litta: «Ero appena diventato parroco, ero un giovane di 38 anni, e lui all’epoca era a Livraga. Mi ha un po’ preso sotto la sua ala, e mi ha insegnato molto. Poteva sembrare un po’ burbero, ma era una persona molto accogliente e ci mancherà molto». Don Carlo, negli anni, non aveva trascurato altri impegni a livello diocesano: è stato infatti direttore della Casa della gioventù di Lodi, direttore dell’Ufficio liturgico e dell’Ufficio Missionario, e vicedirettore di Radio Lodi. Aldo Papagni, vicedirettore del Cittadino, lo ricorda proprio per il suo impegno nella radio locale: «Era un sacerdote che non mancava di una certa originalità. Di carattere allegro, non senza qualche occasionale ruvidezza, si era calato con entusiasmo in quel mondo di giovani che allora gravitava attorno a Radio Lodi. Non aveva esitato, all’occorrenza, a calarsi nelle vesti di intrattenitore, tanto da meritarsi l’affettuoso nomignolo di “Charlie il ribaldo”, che aveva accolto con piacere perché era un segno di quanto fosse accettato dai ragazzi. Ed era proprio quello il suo scopo: essere vicino allo stile dei giovani. Lo ricordo con immutata simpatia».

Negli ultimi anni, era tornato a vivere nel paese natale, mantenendo l’incarico di collaboratore pastorale prima a Codogno e poi a San Rocco. Soltanto a settembre 2020 si era trasferito alla casa famiglia per anziani di San Rocco: «Io ho approfondito la conoscenza di don Carlo in questa occasione – racconta Katiuscia Betti, del Movimento apostolico ciechi, che svolge presso la struttura un’attività di recupero cognitivo per anziani -. Di don Carlo ricordo la fermezza, la decisione: era davvero un credente credibile, ed ha offerto a tutti noi una grande testimonianza di fede. Don Carlo ha sempre letto il Cittadino: gli piaceva molto, era un modo per sentirsi parte della Chiesa laudense e della comunità. Un altro aspetto che tengo a ricordare è che don Carlo ha costruito rapporti importanti e duraturi: in questo anno di vita presso la casa famiglia molte persone ci hanno contattato per sapere come stava e gli hanno mandato gli auguri. Quando arrivavano i biglietti di monsignor Malvestiti, era orgoglioso e felice di essere un sacerdote della Chiesa lodigiana. Tra le presenze continue c’erano poi quella della sua famiglia e di don Luca Campia, parroco di San Rocco». Le esequie saranno celebrate, domani, sabato 2 ottobre alle 10 nella chiesa parrocchiale di San Rocco.

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