IL PERSONAGGIO Rinaldo Arrighi, storico fiorista del Broletto a Lodi: «Quelle cento rose rosse che non salvarono l’amore»

Dopo sessant’anni a rischio il futuro della piccola bottega: «Nessuno ha risposto all’appello di due anni fa per la cessione dell’attività: speriamo che qualcuno si faccia avanti, altrimenti...»

Depositario di tanti segreti e storie, il fiorista del Broletto, un po’ come Cupido, ha fatto scoccare l’amore fra tante coppie del Lodigiano. Il suo negozietto di soli dieci metri quadri, nel corso di oltre sessant’anni di storia, è stato teatro di legami iniziati, qualche volta anche finiti, ma certamente testimone di passioni, speranze e sogni da realizzare. Rilevata nell’ottobre del 1990 da Rinaldo Arrighi, classe 1954, l’attività era già stata avviata trent’anni prima dalla signora Piera Balderacchi.

«Quando ho riscattato l’attività ho cambiato intestazione - spiega Rinaldo che, insieme alla moglie Anna, porta avanti un’attività che ravviva piazza Broletto dei colori e profumi dei fiori -: solo per questo motivo non ho mai ricevuto il riconoscimento di attività storica», ci tiene a precisare. Ma confezionare composizioni e bouquet è un mestiere che va ben oltre il lavoro dietro al bancone: «Ho cominciato a fare il fiorista che avevo ventisei anni - ricorda -: ora ne ho sessantotto ma la passione per questo mestiere è rimasta quella del primo giorno».

Realizzare mazzi di fiori richiede manualità, confida Rinaldo, ma certamente occorrono anche estro e fantasia: «Un pizzico di creatività è senza dubbio quello che fa la differenza» spiega, mentre ricorda qualche aneddoto lontano, che è rimasto impresso nella memoria: «Un cliente, un ragazzo di Lodi che ora si è trasferito alle Canarie, aveva comprato un mazzo di fiori e, in sella alla bicicletta voleva fare una sorpresa alla fidanzata, raggiungendola fino a San Giuliano Milanese - racconta Rinaldo -: era inverno e, tra l’altro, un giorno di pioggia ma, armato di impermeabile, ha riposto il mazzolino al sicuro nello zaino e via», sorride, scuotendo la testa.

Niente lieto fine, invece, per un’altra coppia ancora: «Per farsi perdonare, un ragazzo aveva regalato alla sua fidanzata cento rose rosse, poi però ha ricevuto ugualmente il “due di picche”». E di storie da raccontare ne avrebbe a bizzeffe, Rinaldo, proprio di fronte a palazzo Broletto che detiene il comando della città: «Da Cancellato a Furegato li ho visti passare tutti» riferisce con una battuta, che in fondo è proprio è la verità. Ma oltre alle amministrazioni comunali che si sono susseguite nel corso degli anni, Rinaldo è stato testimone, e in qualche modo anche protagonista, di film e spot pubblicitari girati proprio nella cornice del centro storico della nostra città. «Ricordo Massimo Boldi, Kim Rossi Stuart, poi calciatori come Eto’ e Piquè ma anche la visita nel Comune di Lodi del premio nobel per la pace Lech Walesa nel 2011: abbiamo fatto la storia».

E chi non lo ricorda quella della “pappa” per i piccioni? Un appuntamento per tutti i bambini di Lodi che, nel pomeriggio dopo la scuola ma in particolare nei giorni di festa, compravano con mamma e papà la classica bustina di mais per dar da mangiare ai piccioni: «Costava 200 lire: bei tempi allora. La piazza era piena di piccioni e di tanti bambini. Ormai, più nessuno dei due». Piazza Broletto è deserta, in un venerdì qualsiasi, all’ora di pranzo: solo qualche cliente che esce dal bar e schizza veloce di nuovo al lavoro. Ma senza i mille colori dei fiori a rallegrare la piazza, da maggio il centro di Lodi rimpiangerà un pezzo di storia che ormai non c’è più.

Da due anni Rinaldo e la moglie hanno lanciato un appello, anche sulle pagine del nostro giornale, per cercare un successore che prendesse le redini dell’attività ma nessuno, ad oggi, ha risposto alla chiamata e forse a maggio il negozio chiuderà. «Questo è l’ultimo appello - dice rammaricato Rinaldo -, speriamo che qualcuno risponderà».

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