I MAGGIO Tasso di occupazione
record nel Lodigiano, ma il mondo sindacale teme una “bufera”

È attesa tra la fine del 2022 e i primi sei mesi del 2023

La situazione occupazionale nel Lo digiano viaggia a gonfie vele, il Lodigiano è la provincia che ha recuperato meglio rispetto ai livelli pre-Covid e oggi presenta il tasso di occupazione più elevato e quello di inattività migliore di tutta la regione. Non ci sono grosse crisi occupazionali aperte, l’export arriva da un anno positivo, non si hanno segnali di crisi sociali. Eppure, tra i sindacati e le associazioni di categoria, ma anche tra gli analisti finanziari, circola, un po’ velato, un profondo malessere e la sensazione forte, fortissima, che sia in arrivo una bufera. È attesa tra la fine del 2022 e i primi sei mesi del 2023, e per scongiurarla ci si può solo augurare che la guerra in Ucraina finisca in fretta e le tensioni internazionali si plachino velocemente.

La ripartenza post-Covid è stata importante per il Lodigiano. Praticamente tutti i settori, eccetto parzialmente la ristorazione, hanno colto l’onda lunga della ripresa e hanno vissuto un 2021 positivo. Ma già oggi le cose sono cambiate. Sono diversi i fattori d’ostacolo alla ripresa, a partire dal caro-energia e dal rincaro (e difficoltà d’approvvigionamento) delle materie prime per finire con la difficoltà, sempre più forte, a far coincidere offerta e domanda di lavoro. E sono ostacoli che interessano tutti i settori.

L’agricoltura è in sofferenza per l’esplosione dei costi energetici e delle materie prime che non hanno trovato un contraltare nei prezzi di mercato dei prodotti, soprattutto per il latte, diverse aziende agricole hanno chiuso i battenti tra fine 2021 e inizio 2022.

Il manifatturiero meccanico, che pure aveva intercettato un’ottima ripresa, rischia di restare schiacciato sotto la crisi dei prezzi delle materie prime: con il nichel e quindi l’acciaio alle stelle, gli ordini si sono improvvisamente fermati, e alcune aziende guardano già alla possibilità di aprire la cassa integrazione in estate, mentre l’automotive soffre di un mercato che dopo il Covid non è riuscito a riprendersi e che deve fare i conti con la crisi della componentistica. L’edilizia, che aveva conosciuto un boom con le agevolazioni statali, ora rischia di andare incontro a un improvviso stop con il venire meno dei bonus. L’ambito delle costruzioni e dei lavori pubblici è stato sostenuto dall’immissione di ingenti capitali pubblici per la ripartenza, statali e regionali, e la speranza era quella di mantenersi in alto con le opere del Pnrr, ma l’esplosione dei costi delle materie prime è una zavorra enorme se i contratti pubblici non saranno adeguati.

La logistica tiene, ma è alle prese con una difficoltà enorme a trovare personale, al punto che molte attività sono rallentate per l’impossibilità di soddisfarle. Al momento sembrano in salute l’agro-industria, il farmaceutico e il chimico. L’artigianato fa i conti con i costi energetici e con le difficoltà di filiera, mentre il commercio al dettaglio sembra non riuscire a riparti re pienamente, frenato dal caro-vita.

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