Green pass, dai commercianti di Lodi
“via libera” ma con qualche riserva

D’accordo con la certificazione verde circa il 57% degli intervistati

«Il Green pass come strumento di tutela per la salute e per l’economia, per evitare nuove chiusure». Al netto dei naturali timori per l’applicazione nel quotidiano, a partire dalle modalità dei controlli. Promosso il “Green pass” dal mondo del commercio - imprenditori e consumatori - nella maxi indagine Asvicom Sistema Impresa di Lodi in collaborazione con il partner tecnico Think out of the Box. Presentati ieri, nella sede di via Benedetto Croce, i risultati della rilevazione - condotta principalmente online - che ha coinvolto 1500 persone, in massima parte cittadini e consumatori (l’86 per cento), mentre il restante 12,60 per cento è costituito da ristoratori o titolari di attività commerciali. «Un test al territorio su questioni rilevanti per l’attualità e che era partito come indagine sui cambiamenti nelle modalità di acquisto post-pandemia, ma che è stata poi arricchito da una sezione tutta dedicata al Green pass, tematica emersa in modo forte e forse trattata oltre misura dai media nel dibattito pubblico» ha sottolineato ieri Vittorio Codeluppi, presidente di Asvicom. Un’indagine non statistica («anche se abbiamo già interlocuzioni in corso con atenei per affinare lo strumento») che permette di capire dove «va il territorio».

A rispondere alla sezione dedicata al Green Pass, 1132 persone, il 57,2 per cento concordi all’obbligo della certificazione verde per l’ingresso nei locali, bar e ristoranti («significativamente più basso rispetto al dato nazionale dove il sì si attesta all’80 per cento»). A presentare i dati anche Federica Marzagalli, responsabile organizzativa di Asvicom, e Alessandra Boari di Think Out of the box, coordinatrice della rivelazione. «Dai dati è emerso poi che per il 42 per cento delle attività il Green Pass potrebbe essere uno spunto per innovarsi - spiega Marzagalli -, come già l’emergenza Covid ha condotto a un salto in avanti di dieci anni per le attività sul fronte tecnologico. Certo è che l’applicazione nel concreto suscita qualche perplessità, sia per il ricorso a ulteriori strumenti per la lettura del qr code dopo due anni di spese, sia per il ruolo del personale nelle verifiche». «Da un anno e mezzo a questa parte ci stanno dicendo che dobbiamo avere un grosso senso di responsabilità - ha aggiunto Codeluppi - e i nostri associati, come hanno fatto con tutte le misure precedenti, faranno ancora la loro parte. Ci sarà qualche difficoltà, ma non credo sarà un grosso elemento di distinguo, quanto piuttosto uno strumento di libertà».

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