LODI - Frode fiscale da 90 milioni, sequestrato anche un distributore di benzina in città - VIDEO

Operazione della guardia di finanza di Parma: dietro i prezzi convenienti un giro di fatture false

Anche a Lodi una “pompa bianca”, cioè un impianto per la vendita di carburanti che fa capo a un marchio indipendente e non ai “big” del petrolio, è stata messa sotto sequestro stamane dalla guardia di finanza nell’ambito di un’indagine su una frode fiscale da 90 milioni di euro condotta dalle Fiamme Gialle di Parma. È infatti in esecuzione un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma, su richiesta della Procura Europea (EPPO), nei confronti di due società operanti nel commercio di carburanti e di sette persone tra le quali tre ritenute promotori e organizzatori di un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale nell’acquisto di ingentissimi quantitativi di benzina e gasolio.

Con il decreto è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e, in alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino alla concorrenza dell’ammontare complessivo di 149.188.000 euro, da eseguire nei confronti della società parmigiana e, in alternativa, del suo rappresentante legale, di una società con sede a Potenza o del suo rappresentante legale, nei confronti dei presunti promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere.

La guardia di finanza sequestra 17 distributori. Video Guardia di finanza

Le indagini di polizia giudiziaria sono scaturite dall’analisi operata dalle Fiamme Gialle di rilevanti anomalie dei prezzi di vendita di carburante praticati sin dal 2019 dalla società parmigiana attraverso i propri punti vendita dislocati a Parma e provincia che risultavano sensibilmente inferiori a quelli praticati nelle altre rivendite, anche quelle che acquistavano gasolio e benzina direttamente dalle raffinerie.

Le successive attività di polizia giudiziaria sono state svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Finanza di Parma sotto la direzione dapprima della Procura della Repubblica di Parma e poi dell’Ufficio EPPO di Bologna: la Procura Europea è competente a perseguire i reati in danno del bilancio dell’UE, tra i quali rientrano le frodi carosello connesse al territorio di due o più Stati membri dell’Unione Europea con danno complessivo pari ad almeno 10 milioni di euro.

Secondo la ricostruzione investigativa delle Fiamme Gialle, un’impresa parmigiana avrebbe sfruttato un complesso e ben articolato sistema di frode all’IVA messo in piedi da un’associazione a delinquere costituita da tre italiani operanti uno da Dubai, uno da Miami e il terzo da Napoli. La presunta organizzazione criminale avrebbe organizzato una frode carosello nell’acquisto e nella distribuzione sul territorio nazionale di prodotti petroliferi provenienti da raffinerie site in Slovenia e Croazia, che sarebbero stati ceduti fittiziamente dapprima a imprese del Regno Unito e della Romania e poi a società cartiere italiane – tutte gestite dai presunti componenti dell’associazione per delinquere – per essere successivamente ceduti al reale destinatario italiano, cioè l’impresa parmigiana. Sono state individuate 31 imprese “cartiere” fornitrici che non erano in regola con le dichiarazioni periodiche delle imposte, non disponevano di camion, depositi o personale, ed erano intestate a nullatenenti o pregiudicati.

In sostanza, il carburante sarebbe stato trasportato dalla raffineria estera al deposito fiscale presso cui veniva nazionalizzato e poi direttamente al deposito parmigiano, senza passare realmente per società “cartiere” e “filtro” fittiziamente interposte almeno a partire dal 2016, impiegando autoarticolati di una società di trasporto croata riconducibile a uno dei componenti dell’organizzazione.

Lo scopo era che nessuno pagasse l’Iva a debito, per poter così vendere i prodotti petroliferi a un prezzo inferiore a quello possibile nel rispetto delle regole fiscali, producendo un danno complessivo per l’Erario pari a 92.379.000 milioni di euro, costituenti l’imposta evasa a partire dal 2016.

Le Fiamme Gialle di Parma, nel corso delle indagini, hanno acquisito le dichiarazioni di imprenditori del settore che hanno evidenziato l’impossibilità di acquistare prodotti petroliferi a prezzi pari ovvero addirittura inferiori al costo di produzione della materia prima raffinata. Nel periodo oggetto di indagine l’impresa parmigiana ha incrementato in maniera evidente il proprio volume d’affari fino a raddoppiarlo.

Nell’ambito dell’esecuzione del provvedimento del GIP, sono in corso perquisizioni a Parma, Padova, Potenza, Napoli, Salerno, L’Aquila e Lucca, con l’ausilio di cash-dog, ossia unità cinofile addestrate dalla Guardia di Finanza a fiutare l’odore dei soldi. All’esito delle preliminari attività di servizio odierne sono stati sottoposti a sequestro il deposito commerciale di Parma avente capacità di stoccaggio di carburanti per autotrazione pari a circa mille metri cubi, 17 impianti di distribuzione stradale di proprietà dell’impresa parmigiana, ubicati nelle province di Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona; svariati immobili riconducibili agli indagati nelle province di Parma, Roma, Potenza e Matera.

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