Febbre del Nilo, salgono a sette i ricoverati nel Lodigiano

I due nuovi pazienti in cura a Sant’Angelo del nosocomio si aggiungono ai cinque dell’ospedale di Lodi della scorsa settimana, riprende il monitoraggio sulle zanzare

West Nile disease, altri 2 casi ricoverati all’ospedale di Sant’Angelo. Dopo i 5 ricoverati all’ospedale Maggiore di Lodi, cresce il numero dei pazienti che hanno contratto il virus. Si tratta d una donna di 56 anni affetta da parestesia, cioè un’alterazione della sensibilità agli arti inferiori, quindi con un interessamento del sistema nervoso periferico, oltre che di quello centrale, dimessa in questi giorni, e di una paziente di 66 anni, ancora ricoverata. Quest’ultima, che sta meglio, è stata coinvolta da una forma più impegnativa. «In 7 casi su mille pazienti - spiega il primario di malattie infettive dell’ospedale Delmati Angelo Regazzetti - la West Nile causa una grave malattia, ma soprattutto nelle persone anziane o affette da altre patologie».

Serbatoi dell’infezione sono oltre 200 specie di uccelli. Nel Lodigiano, per esempio, abbiamo cornacchie, gazze e ghiandaie. «La zanzara Culex punge gli uccelli infetti e poi trasmette la malattia all’uomo - spiega il dottor Regazzetti -, ma poi il ciclo finisce lì. L’uomo non è a sua volta contagioso per altri uomini, per questo non serve per i pazienti affetti da West Nile l’isolamento». Qualcuno sviluppa solo una banale forma febbrile, dolori muscolari, fugaci manifestazioni cutanee e mal di pancia. Qualcuno addirittura non ha sintomi. I veterinari hanno attivato la sorveglianza sulle zanzare. Tra giugno e luglio, sono risultate positive le zanzare di Borghetto e della Bassa. Il sangue dei donatori di quelle aree non potrà essere trasfuso in caso di necessità. «L’unico modo per trasmettere il virus da uomo a uomo infatti - precisa Regazzetti - è la trasfusione, per questo il sistema di sorveglianza è rigoroso. Nel 2013, in tutta l’Ats, i casi furono 40, ma nel 2018 salirono a 577. Il virus è diffuso in tutto il mondo» .

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