EDITORIALE Brescia e Bergamo città della cultura 2023, Lodi ha perso un’occasione d’oro

Tra 2020 e 2021 non ci siamo aggregati a un progetto unico nella storia lombarda: ora almeno puntiamo al dialogo e a eventi collaterali

«La collaborazione tra Bergamo e Brescia in nome della cultura è un bell’esempio di come questo Paese possa lavorare e crescere insieme». Lo hanno affermato mercoledì a Milano i sindaci di Bergamo e Brescia, Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, presentando il programma di Bergamo e Brescia Città della cultura 2023.

L’idea di una candidatura congiunta a Capitale italiana della cultura è nata durante la pandemia, «un momento drammatico della nostra storia recente, due comunità accomunate da paure, sofferenze e disorientamento - hanno affermato i due sindaci - che si sono sentite sorelle, unite nella tragedia. Siamo simili ma non abbiamo una storia di collaborazione, questa sarà probabilmente l’eredità che lasceremo».

Capitale italiana della cultura 2023 significa in estrema sintesi che tra Bergamo e Brescia si organizzeranno un centinaio di grandi eventi cui faranno da corollario altre 500 iniziative promosse con la collaborazione di diverse realtà dei territori orobico e bresciano: fondazioni, associazioni, enti pubblici, imprese, università, privati, aziende. La sola Fondazione Cariplo finanzierà una novantina di progetti per complessivi 3,5 milioni di euro. E per dare un’idea di quanto è importante essere Capitale italiana della cultura basta dire che l’edizione 2023 sarà finanziata da Intesa Sanpaolo, la principale banca italiana, e da A2A, una delle più importanti aziende energetiche del Paese, quotata a Piazza Affari, e dalla Bergamasca Brembo, una eccellenza dell’automotive, che lavora per le principali case automobilistiche del mondo e per la Formula Uno. Gli stessi partner economici mercoledì, in occasione della presentazione dei progetti, hanno sottolineato che gli investimenti avranno ricadute durature perché permetteranno, solo per fare un esempio, di riaprire musei chiusi, creare nuovi posti di lavoro in campo culturale e turistico e generare un indotto di milioni di euro per ristoranti, bar, negozi, hotel, comparto immobiliare.

È un vero peccato che tra 2020 e 2021, quando è maturata l’idea di un percorso comune tra Bergamo e Brescia - tra l’altro anticipato ampiamente sui giornali - Lodi nelle sue componenti civiche non abbia preso in considerazione l’idea di aggregarsi, di portare avanti un progetto a tre. In fondo i territori maggiormente feriti dal Covid sono stati proprio tre, Bergamo, Brescia e Lodi. E non si dica che Bergamo e Brescia avevano colori politici differenti rispetto a Lodi, perché mercoledì lo stesso Attilio Fontana (che certamente non è politicamente affine a Giorgio Gori) ha affermato: «Non abbiamo voluto far mancare il nostro sostegno alle città lombarde che più hanno sofferto durante la pandemia. Un sostegno morale ed economico a città che sono sì del fare e dell’innovazione ma che hanno anche radici ben piantate nella storia della nostra regione».

C’è tempo per rimediare? Purtroppo no. La speranza però è che Lodi possa dialogare fin da oggi con Bergamo e Brescia per provare ad allargare, almeno in maniera informale ma con qualche evento collaterale da tenere nella nostra città, i confini della Capitale della cultura 2023.

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