COVID Baldanti: «La vaccinazione ha cambiato questa epidemia, la decisione delle terze dosi grazie ai nostri studi»

La nostra intervista al responsabile del laboratorio di virologia molecolare del San Matteo di Pavia dove si sequenziano anche i casi in arrivo dal Lodigiano

La vaccinazione ha cambiato radicalmente la situazione epidemiologica. «Adesso siamo in inverno, ma a differenza dello scorso anno, possiamo guardare al futuro con uno sguardo più roseo». A parlare è il professor Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del San Matteo di Pavia dove si sequenziano anche i casi in arrivo dal Lodigiano.

«Rispetto a un anno fa - spiega lo specialista - abbiamo già volte meno casi. I tamponi eseguiti sono 5 volte in più, ma i contagi sono 5 volte in meno. Questa situazione più positiva, in Lombardia, è dovuta alla vaccinazione. Sono emerse durante l’anno diverse varianti, come la Delta. L’evoluzione dell’epidemia ha dimostrato come la risposta della campagna vaccinale sia stata elevata. La variante Omicron è stata segnalata 4 giorni fa in Sudafrica, ma, non è né più diffusiva, né più aggressiva, non è più preoccupante delle varianti che si sono dissolte da sole come la Beta: in vitro sembrava avere più vantaggio sui vaccini, invece poi si è estinta». In Sudafrica, annota il professore, «la copertura vaccinale è del 20 per cento, le varianti si sviluppano dove la copertura è minima. La copertura vaccinale, in Lombardia, regione con il tasso di copertura più alto d’Europa, quello che si evince è che la circolazione del virus è più limitata di un anno fa. Un anno fa eravamo in zona rossa con un numero di casi 10 volte più elevato. Adesso abbiamo gli stadi aperti, così come i cinema, i teatri, i ristoranti.La situazione è completamente diversa e l’effetto è dovuto alla vaccinazione».

Più studi portati avanti all’università di Pavia, proprio dal professor Baldanti e dai suoi collegi «dimostrano che le persone guarite e sottoposte alla duplice dose vaccinale, cioè che hanno visto le spike 3 volte, hanno una risposta più intensa e duratura. È questa la base scientifica per la quale si è deciso di partire con l’avvio della terza dose. Ed ecco perché questa è fondamentale. Chi è sottoposto a una triplice dose è più protetto».

Può capitare, in casi rari. che ci siano delle persone, in rianimazione, con la doppia vaccinazione, come la donna che è stata trasferita dalla rianimazione di Lodi in un ospedale milanese, nei giorni scorsi . «In medicina - dice il professore - non esistono né il 100, né lo zero. Ci sono casi rari di persone con una risposta immunitaria preesistente che impedisce loro di infettarsi, perché hanno incontrato magari dei virus simili al Coronavirus che hanno causato però solo il raffreddore e che li hanno protetti e poi ci sono i “no responder”, quelli che non rispondono alla vaccinazione. Per fortuna queste ultime sono situazioni rare».

Le varianti in circolazione attualmente, spiega il professore sono,«in oltre il 95 per cento dei casi di tipo Delta - spiega -. Abbiamo poi qualche residuo di Alfa e qualche residuo di varianti minori. Qua, nel laboratorio di Pavia, sequenziamo un centinaio di campioni al giorno. Quando è comparsa la Delta, per esempio, l’abbiamo identificata in pochissimo tempo. La Omicron non è ancora stata individuata qui, in Lombardia».

La situazione per il futuro, invece, è più rosea. «Abbiamo di fronte ancora questo inverno difficile - commenta il dottor Baldanti -, perché in inverno, con il freddo, la situazione è più seria, il virus circola di più. Questa volta però, guardando in là, si può essere più ottimisti. La Germania che ha adottato una politica diversa sta pensando di mandare i pazienti negli ospedali della Lombardia. Un anno fa la condizione era diversa».

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