«Così moriranno i piccoli negozi»

«La liberalizzazione degli orari rischia di stritolare i piccoli negozi». Il grido d’allarme arriva dalle associazioni di categoria del commercio. Tutte unite nel criticare la norma contenuta nella manovra del governo. La disciplina prevede una deregulation nei tempi di apertura degli esercizi pubblici. Le regioni e gli enti locali avranno tre mesi per adeguare gli ordinamenti. «Esprimo perplessità rispetto ad un provvedimento che potrebbe generare confusione nella distribuzione - commenta Bruno Milani, segretario dell’Unione del commercio di Lodi - La liberalizzazione totale non garantirà il consumatore, anzi in questo modo provocherà un effetto dannoso. Spinge a creare un oligopolio, con pochi soggetti che arriveranno a controllare il mercato».

Per Confcommercio, tenere sempre aperti i negozi è uno sforzo che i piccoli dettaglianti faticheranno a sostenere. Ne beneficeranno solo le grandi catene. «Garantire il servizio un giorno in più non avrà conseguenze significative sul fatturato - aggiunge Milani - di fronte ai maggiori costi del personale e di struttura, gli ipermercati cercheranno di recuperare sui dettaglianti e dovranno anche aumentare i costi dei prodotti. In più, se la pressione concorrenziale aumenterà, i negozi di vicinato non riusciranno più a stare in piedi. E in grossa difficoltà saranno i negozi delle gallerie commerciali. Ci sarà un’ulteriore emorragia occupazionale. Sulla questione stiamo aspettando una presa di posizione di regione Lombardia, che dovrebbe avvenire la prossima settimana».

Sull’argomento è intervenuto anche Vittorio Codeluppi, presidente dell’associazione del commercio Asvicom: «La liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali favorirà prioritariamente la grande distribuzione organizzata mettendo in forte difficoltà gli esercizi di vicinato, penalizzando le fasce deboli dei consumatori: gli anziani, che tipicamente, per ragioni di mobilità, sono legate al quartiere - spiega -. Non è pensabile, per le piccole imprese, rimanere aperte 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Questo vale tanto per chi opera in città quanto per chi apre la saracinesca nelle gallerie dei centri commerciali. Le nostre attività sono spessissimo a conduzione familiare, l’impatto sociale sarebbe deleterio senza probabilmente creare nuova occupazione e ricchezza. Una realtà come Lodi, poi, ha già dimostrato di saper realmente innovare estendendo le offerte commerciali attraverso le iniziative coordinate con il comune».

I piccoli negozianti di Lodi temono di finire strangolati dalla grande distribuzione. Critiche anche dagli esercenti dei centri più importanti di Lodigiano e Sudmilano

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