«Ambiente e salute, nodi da sciogliere»

In Regione Lombardia per mettere in discussione tutto il sistema. Questo è l’obiettivo del codognese Giandiego Marigo, candidato per le elezioni regionali del 24 e 25 febbraio per il movimento Cinque Stelle. Marigo ha 57 anni e abita a Codogno. Sposato, con figli, si definisce ora un “disoccu-precario”. «Avevo un’azienda, ma l’ho dovuta chiudere, perché la crisi in realtà è cominciata già con l’11 settembre 2001 - ha raccontato Marigo - e da anni scrivo libri fantasy e di poesie, ma questo in Italia non è considerato un lavoro». Negli anni Marigo è stato anche colpito da infarto e attualmente risulta invalido all’80 per cento. In tanti anni di passione civica, però non ha mai ricoperto alcun incarico politico.

Dunque che cosa la spinge ora a candidarsi?

«Io sono sempre e solo stato nei movimenti e non sono mai stato eletto: ogni volta che c’era la possibilità di andare in Parlamento, mi tiravo indietro. Ma per la prima volta adesso ho scelto di entrare nelle istituzioni perché credo ci sia la chiave per metterle in discussione».

E questa chiave è il movimento Cinque Stelle...

«Ne faccio parte da due anni».

Cosa intende fare una volta arrivato in Regione per il territorio?

«Innanzitutto bisogna intervenire sui costi della politica, rimettendo in circolo i soldi recuperati come opportunità per il territorio. Ma un altro problema è quello della legalità, sia in Regione che in Provincia di Lodi, così come esiste il problema ambientale fra cave, biogas, discariche e progetti di sbarramenti a ridosso della confluenza di Adda e Po. Ma non dimentichiamoci del tema sanità, anche a livello di Lodigiano: è stato costruito un ingresso faraonico all’ospedale maggiore di Lodi mentre il presidio di Codogno langue e Casale, che è un’ottima struttura, è stata sostanzialmente adibita alla lungodegenza. Ma sanità pubblica nel Lodigiano oggi significa anche che per avere un appuntamento ci sono liste di attese che durano mesi e mesi, attese scandalose. Rispetto alla sanità però il problema è anche di fondo: non deve porsi solo il problema di guarire un sintomo, ma deve porsi il problema di capire perché si presenta».

Cosa vuole dire?

«Che in Lombardia ci sono centinaia di inceneritori e moltissima gente malata di tumore. Un altro tema da affrontare è quello dell’agricoltura...».

Come?

«Il Lodigiano in teoria avrebbe tutte le opportunità per investire sul biologico e sul chilometro zero in maniera seria, facendo rete fra i Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), ma finora nel Lodigiano si sono fatte solo chiacchiere. Il nostro territorio è una distesa di trinciato che sta rendendo il terreno sterile: sarà difficile fare il biologico su una terra bruciata. Occorre anche tornare a far vivere il Po dai lodigiani e dai milanesi, approfittando della crisi per promuovere il turismo a chilometri zero. Ma è un discorso culturale...».

E a proposito di cultura...

«Nel Lodigiano mancano occasioni di musica live. I grandi concerti preferiscono Pavia o Cremona e snobbano il Lodigiano. Bisognerebbe intervenire sulla cultura a partire dalla scuola, in cui far capire la differenza fra star e operatore culturale».

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