Giulia e la sua “tranquilla” pandemia

La 27enne di Mulazzano, ex atleta del New Volley Vizzolo, vive tra Svezia e Danimarca

John Boorman (il regista de “Un tranquillo weekend di paura”) l’avrebbe forse definita “una tranquilla primavera in quarantena”. Giulia Galante, 27 anni, vive a Copenaghen da quattro anni e lavora nell’ambito dell’e-commerce per un’azienda a Hyllie, molto vicino a Malmö, nel lembo di Svezia collegato alla Danimarca dal ponte dell’Oresund: negli ultimi tre mesi ha vissuto in pieno il contrasto tra la situazione sanitaria molto difficile nel nostro Paese vista vissuta attraverso la tv, il Web e le telefonate ai genitori a Mulazzano e il clima molto diverso respirato in Danimarca nonostante il lockdown fosse stato imposto anche ai sudditi della regina Margherita.

«Qui la parola chiave è stata “fiducia” - racconta la mulazzanese, laureata in ingegneria gestionale ed ex giocatrice del New Volley Vizzolo (fino alla Serie D) -, sia da parte del governo nei cittadini sia nel senso opposto. Siamo stati fortunati a non essere l’epicentro dei contagi, ma il governo ha preso subito misure importanti per evitare il picco. Il primo ministro Mette Frederisksen ha raccomandato di stare in casa il più possibile: io conoscevo la situazione italiana e tra meta marzo e fine aprile sono uscita solo un paio di volte per fare la spesa; devo dire che non tutti i danesi hanno rispettato il divieto ma lo Stato non si è mosso con il medesimo dispiegamento di forze dell’ordine dell’Italia. Mi sono sempre comunque sentita tranquilla: in generale non c’è la tendenza all’assembramento di altri Paesi e le temperature spesso non invogliano a uscire».

Non sono solo state le situazioni meno drammatiche sul piano sanitario negli ospedali a rendere meno teso il periodo in Danimarca, ma è stata anche tutta la quarantena a essere vissuta e comunicata in modo diverso, a partire dalle statistiche («Tamponi e test sono stati a lungo effettuati solo ai ricoverati in ospedale») per finire con l’atteggiamento di chi deve far rispettare la legge: «Sul proprio profilo Twitter la polizia mette spesso post in cui sono evidenziate le persone che rispettano il distanziamento e non coloro che invece non lo fanno: cercano di utilizzare anche un modo di porsi vicino ai giovani, in un post hanno scherzosamente scritto di mangiare spicchi di aglio per evitare di avere troppe persone attorno».

La mascherina non è obbligatoria ma in qualche modo Copenaghen è in ogni caso cambiata di questi tempi: «Sulle rive di Islands Brygge, il quartiere dove i danesi si ritrovano per fare il bagno e godersi l’estate, sono stati disegnati dei quadrati: in ogni singola rea non possono stare più di 10 persone».

La vicina Svezia è stata invece sotto i riflettori nelle ultime settimane per la scelta di chiudere poco o nulla durante l’epidemia: «Vivo poco la Svezia ma la loro politica “aperturista” non è troppo apprezzata in Danimarca: dal 15 giugno il governo danese riaprirà i confini con Germania, Islanda e Norvegia ma non con gli svedesi. Le frontiere con gli altri Paesi per ora sono chiuse fino al 31 agosto». Giulia, come “frontaliera”, si può comunque sempre spostare da Copenaghen a Hyllie. Dalla Svezia alla Danimarca i confini sono però già da questa settimana aperti anche per altre situazioni: i nonni possono raggiungere i nipoti in terra danese e lo stesso possono fare fidanzati o fidanzate verso un partner con cui però il rapporto deve essere stabile da almeno sei mesi. A Copenaghen e dintorni, insomma, il concetto di “congiunto” è arrivato curiosamente alla ribalta come in Italia.

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