Se Internet, social e influencer si mettono tra genitori e figli

La commedia interpretata da Fabio Volo e Giulia De Lellis vuole raccontare le nuove generazioni ma vive di stereotipi

Simone, al femminile, come de Beauvoir. Ma anche al maschile, come Inzaghi, l’allenatore della Lazio. Perché sia chiaro sin da subito quello che stiamo facendo: mischiamo l’alto con il basso, il serio e il faceto, i social con la sociologia, sempre e comunque però - sia chiaro - con l’intenzione di far ridere. Perché siamo in una commedia e non ci prendiamo troppo sul serio (anche se l’impressione via via sembra essere opposta…).

“Genitori vs Influencer”, diretto da Michela Andreozzi, sottolinea, spiega, espone le sue intenzioni (e lo farà per tutto il corso del film, senza troppe sfumature..) con il titolo, i colori, lo stile narrativo: si parla del rapporto genitori/figli al tempo di Internet e dello smarphone, che ha rubato l’attenzione “e l’anima” ai nostri ragazzi. Perfino alla figlia del professor Martinelli, vedovo giovane che ha cresciuto sin da piccola la sua Simone a base di buone letture, belle parole e tanto (troppo?) amore. Cosa che appunto non è bastata ad evitargli l’appellativo di «accollo» usato dalla ragazzina ormai adolescente per descrivere la pesantezza del genitore e la siderale distanza che c’è tra lei e la generazione di un «boomer» come quella del papà (attenzione perché il soprannome rischia di rimanere appiccicato per osmosi anche allo spettatore tentato di schierarsi dalla parte del “povero” papà…).

L’alto e il basso, Bauman e la società liquida da una parte, gli influencer dall’altra, il «papà trombone» su una sponda, lo slang, le chat, i like dall’altra. Per Fabio Volo insomma è già arrivata l’ora di interpretare il padre «boomer» e un po’ intristito, mentre al suo fianco c’è Ginevra Francesconi che sembra la cosa più autentica di tutto il film. Tutto attorno il tentativo di svolgere in chiave di commedia il tema iniziale: e allora ecco il coro greco che fa da spalla ai protagonisti - pure lui declinato in chiave comica ovviamente - composto dai vicini di casa divertenti, alternativi, disponibili, amichevoli e umanissimi. Che conta, nell’ordine, un pensionato con il vizio dell’alcol, una scrittrice single sospettata però d’essere gay, la vicina sulla sedia a rotelle, con la battuta sempre pronta e il di lei figlio, mammone e di tendenze politiche di ultra destra (ma ovviamente destinato a sbloccarsi con la scrittrice anche se “sospetta” gay): un po’ troppo anche se sullo schermo sembra scorrere il sottopancia con la scritta “stiamo scherzando, ma gli italiani sono brava gente”.

E non basta la battuta del preside-Max Bruno («Il cinema è morto») a far scattare la scintilla della sottile provocazione. L’impressione è che si proceda per stereotipi, prendendo spunto da un rotocalco, ed è peggio perché siamo in un film che vorrebbe metterli alla berlina. Così come non bastano nemmeno la musica di Pacifico o Giulia De Lellis, autoironica e sufficienza, a ribaltare il “tabellino” facendo segnare dei punti a favore. Perché anche a lei poi vengono appiccicati addosso una storia e un contorno che fanno un po’ a pugni con la vita vera.

Una distanza che diventa siderale - con la vita vera - quando sul finale in cerca della svolta drammatica si abbozza un tema complicato e delicato (e reale) come il revenge porn che però non può essere buttato in mezzo senza fare danni, per fare legna e creare il dibattito, per risolverlo poi in un minuto con qualche lacrima e un abbraccio.n

Genitori
vs Influencer

Regia Michela Andreozzi

Sky

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