Lidia Perotti tra i finalisti della Biennale di Skopje

La pittrice codognese è inserita tra i 75 autori internazionali presentati alla National Gallery of Macedonia

Il paesaggio naturale, percepito nei suoi aspetti di potenza e mistero, di fronte al quale l’uomo sperimenta la propria piccolezza: spazi senza forma e senza limite, evocati dalla pennellata incisiva di Lidia Perotti in tre dipinti che portano l’essenza del reale fino all’astrazione. Sono stati questi a convincere la giuria della Biennale di Skopje in Macedonia, nata come riservata al disegno (Osten Biennial of drawing), ma estesa anche alla pittura nei suoi aspetti segnici come quella della pittrice codognese che figura dunque ora tra i finalisti della manifestazione, proseguita secondo l’iter programmato e attraverso rassegne dal vivo, nonostante gli adeguamenti imposti dalla situazione sanitaria.

Il prossimo appuntamento espositivo sarà proprio, tra gennaio e febbraio, la mostra delle opere firmate dai 75 autori internazionali meritevoli, secondo la giuria, di partecipare all’ultima fase dell’iniziativa dedicata all’individuazione dei vincitori; ma già l’attuale traguardo premia la ricerca della Perotti fatta di intuizione e di costante applicazione, capace di costruirsi uno spazio credibile nel mare aperto delle tante espressioni dei giovani creativi di oggi.

Trentenne, arteterapista con varie esperienze professionali nel settore, la Perotti ha ricevuto l’invito a partecipare all’iniziativa macedone dopo la sua presenza nel 2019 alla Biennale di Firenze. Selezionati agli inizi del 2020 nella prima fase di scrematura, che tra i numerosissimi autori delle opere inviate a Skopije ne ha “salvati” 150, i suoi dipinti sono stati esposti in due mostre, di cui una alla National Gallery of Macedonia; dello scorso dicembre la nuova valutazione della giuria, con la definizione dei 75 finalisti. Sarà ancora la “National Gallery” ad accogliere anche i dipinti della lodigiana, espressione della sua più recente indagine che ha ridotto la tavolozza alle sole potenzialità del bianco e del nero, affidandosi a un processo che al porre ha sostituito il levare, coinvolgendo nel discorso espressivo il bianco dei supporti, in direzione di sempre più sintetici approdi. A queste nuove opere, la pittrice ha affidato le visioni di uno sguardo sul passato che ha avvertito la fascinazione del “sublime”, di cui cerca di portare nel nostro tempo le risonanze: l’oscurità e la luce, nelle profondità abissali raggiunte da rarefatti raggi solari, nelle solitudini artiche e nelle vastità inconoscibili di Atlantide. Nel ciclo pittorico condotto dalla Perotti tra sperimentazioni tecniche e pensiero, ad affiorare è anche la riflessione di drammatica attualità intorno alla solitudine dell’uomo, e alla sua condizione effimera di fronte alle forze della natura.

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