«I miei scatti fatti col magone ma con la luce della speranza» VIDEO

FOTO ETICA: Miki Golden racconta la sua mostra aperta nel chiostro dell’Ospedale Vecchio

Il tempo della gentilezza. Il titolo del progetto della Croce rossa di Lodi è diventato anche il titolo della mostra fotografica di Michele Porcelluzzi, conosciuto da tutti come Miki Golden per via della sua amicizia inseparabile con il suo “Scout”, un golden retriever, appunto. L’esposizione si è aperta sabato, all’interno del festival della fotografia etica, nel chiostro dell’ospedale vecchio. Il fotografo di Lodi, durante la pandemia, è stato ingaggiato come volontario temporaneo dalla croce rossa di Lodi. Dopo il boom delle corse in ambulanza, era arrivato il “tempo della gentilezza”: i volontari andavano nelle case a portare la spesa alle persone, fornivano i farmaci, stavano le ore attaccati al telefono con gli anziani per consolarli un po’. E Miki Golden era sempre lì, insieme a loro, con la sua macchina fotografica in mano e il «magone in gola da mandar giù».

Adesso, quando vede le persone che se ne infischiano del virus gli sale il sangue al cervello. «Un giorno di lockdown ero a fare la spesa al supermercato - racconta -, ero in cassa integrazione; ho visto entrare i volontari con la pettorina addosso, avevo la macchina fotografica in mano e ho domandato di poter fare uno scatto. Poi ho chiesto a un amico della Croce rossa se avessi potuto documentare la loro attività. Lui ne ha parlato con la presidente Lucia Fiorini che si è mostrata entusiasta».

È stata «un’esperienza emotivamente forte. Ho fatto degli scatti con le lacrime agli occhi - ammette -. Quando portavamo la spesa a casa della gente trovavamo degli anziani che non avevano potuto dire a nessuno che avevano perso un famigliare, una moglie, un caro, un marito. È stato devastante. Mi ha mosso un’emozione forte, mi ha messo in contatto con una realtà che non conoscevo». La storia che l’ha colpito di più è quella dell’anziano che calava dal suo balcone una corda con i soldi fermati da una molletta per fare la spesa. «Ha detto che lui non aveva paura di contagiare se stesso, ma di andarsene perché poi nessuno avrebbe potuto badare alla moglie malata di alzheimer. Una testimonianza d’amore incredibile». E mentre lo dice si commuove ancora adesso. «In una situazione di debolezza generale - dice - c’era chi pensava a chi era più debole ancora». In mostra ci sono le foto del dormitorio, della spesa, la sanificazione delle ambulanze, le vestizioni e poi la sua coppia di anziani preferita: il marito generoso e la moglie con l’alzheimer. Il loro sguardo felice illumina l’intera esposizione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA