Una veglia per Sara e Francesca

«Portatele sempre nel cuore. Vivete per loro un pezzo delle vostre vite». Perché quelle di Sara Mascheroni e Francesca Boari si sono spezzate troppo presto, a 16 anni appena. Nel pieno delle avventure con la «famiglia» dell’oratorio, tra una confidenza, una risata e i sogni rivelati a mezza voce. Don Mario Bonfanti si rivolge a tutti i giovani della comunità dell’oratorio San Luigi, stretti nella cappella di via Manzoni ieri sera, per l’eucarestia e la veglia di preghiera in memoria delle giovanissime che hanno perso la vita nello schianto in collina. Sull’altare, una carrellata di scatti delle due giovani; un puzzle di fotografie con abbracci, sorrisi, momenti condivisi con i coetanei, illuminato da una distesa di piccole candele accese, portate una a una dagli amici e le amiche. «Davanti a ogni morte, soprattutto se avvenuta in questo modo tragico, l’atteggiamento più giusto è il silenzio, un silenzio che parla di impotenza, che contiene un interrogativo, l’incapacità di agire - ha detto don Mario Bonfanti durante l’omelia - : un silenzio che questa sera vogliamo abitare con le parole di Dio. In queste ore ho accolto tante domande di rabbia e di protesta, sul perché Dio non ha messo la sua mano. Serve continuare a credere, sempre, in silenzio. Perchè la vita ha una sua fine naturale, la morte, ma la morte non è il fine della vita. L’affetto e l’amore non finiscono qui, non vengono sepolti sotto una fredda lapide». Stracolma la cappella dell’oratorio che non è riuscita a contenere la folla di adolescenti, giovani, genitori, nonni, tanti cittadini uniti dalla volontà di testimoniare la vicinanza alle famiglie delle due 16enni che hanno perso la vita, ma anche ai due giovani rimasti feriti nello schianto. Don Mario Bonfanti ha ricordato la serata passata al ritiro spirituale e il ritrovo successivo, per un momento conviviale, condiviso con alcuni giovani, tra cui Sara e Francesca. «Ci hanno raccontato le loro vite, le loro speranze, le loro difficoltà, i loro affetti, i bisticci tra sorelle - ha ricordato il sacerdote, affiancato da monsignor Ermanno Livraghi - : ci hanno consegnato la loro eredità e se fossero qui, ora, ci chiederebbro di andare avanti. Sarà dura senza di loro, ma dobbiamo riuscirci e dobbiamo stare vicini ai loro genitori, anche con una visita, perché sentano l’appoggio della comunità». Anche gli amici hanno voluto ricordare Francesca e Sara, «ragazze semplici e pieni di sogne e speranze» ha detto uno di loro, mentre un’altra giovane ha chiesto «ancora solo un attimo per riascoltare la vostra risata, per avervi al mio fianco, per urlarvi quanto vi ho voluto bene». A chiudere, un altro giovane dell’oratorio. «Molti l’hanno definita una tragedia, ma cosa sia successo non sappiamo spiegarlo - ha detto - , ma è bastato un attimo per perdere Sara e Francesca. Non abbandonateci ragazze, stateci vicine come avete sempre fatto. Tutto cambierà ed già cambiato, ma volevamo passare ancora del tempo con voi».

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