TAVAZZANO Si va verso le comunali:
Morosini ancora in pista ma mutano gli equilibri

Il Pd pronto alla riscossa

Per l’amministrazione di Francesco Morosini è quasi tempo dell’ultimo giro di boa. Anche se dagli ambienti politici di Tavazzano non filtra per ora nessun nome, i dati della tornata amministrativa del 2019 e di quella regionale e politica dei mesi scorsi, consultabili sul portale del ministero dell’Interno, consentono delle considerazioni.

Quattro anni fa si sono presentati alle urne 2.957 elettori: 1.058 hanno scelto il sindaco Francesco Morosini, sostenuto da un’unica lista che racchiudeva Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e la civica Rinasce Tavazzano; il primo cittadino ha vinto per 28 voti su Primavera Civica, il gruppo di centrosinistra a supporto di Alessandra Gobbi. A queste due formazioni seguiva la lista civica Insieme per Cambiare, guidata da Gianfranco Roncari, con 869 voti.

Era passato poco più di un anno dalle elezioni del 2018, che hanno visto un trionfo della Lega anche in paese: 909 voti alle Regionali, contro i 98 di Fratelli d’Italia (il paragone tornerà utile), 837 alla Camera e 775 al Senato a fronte delle 105 e 113 preferenze incassate dal partito di Giorgia Meloni. In quattro anni gli equilibri del centrodestra sono però radicalmente mutati: sia alle regionali di febbraio sia alle politiche del settembre scorso Fratelli d’Italia è risultata la forza politica più votata, con 348 preferenze per il Pirellone, 702 per Montecitorio e 640 per Palazzo Madama, contro le, rispettivamente, 233, 404 e 442 registrate dal Carroccio. Un partito, insomma, in ascesa, e l’attuale sindaco, in caso di ricandidatura - solitamente la linea di via Bellerio è riproporre l’amministratore uscente, ma nulla è deciso - dovrebbe sicuramente fare i conti con una compagine che oggi ha un gruppo di maggioranza distinto da quello a suo sostegno e che potrebbe chiedere di più in caso di alleanza.

Dall’altra parte, il Pd si è sempre confermato – pur avendo visto diminuire il numero di voti – il secondo partito con 410 preferenze alle regionali, 595 alla Camera e 601 al Senato. Cinque anni all’opposizione potrebbero essere stati sufficienti per il gruppo che gravita intorno a quest’area per metabolizzare una sconfitta di misura e per certi versi inaspettata e correre per tornare ad amministrare. Tendenza inversa, invece, per Gianfranco Roncari, civico puro passato dai 757 voti del 2014 agli 869 del 2019: un trend che, in caso di ricandidatura, sarà confermato? Non resta che aspettare le prime mosse sulla scacchiera.

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