Sette medici a caccia del virus direttamente nelle case dei malati VIDEO

Alla scoperta del sempre più apprezzato servizio fornito dalle Usca tra Sant’Angelo e Casale

Cristina Vercellone

Erano venuti anche da Brescia e Milano, oltre che dal Lodigiano, all’ospedale di Lodi per fare il corso di specializzazione in medicina generale. Invece si sono trovati nel mezzo di una pandemia. A fare ambulatorio a Codogno, in piena zona rossa chiusa dal lockdown, poi in pronto soccorso e a fare guardia medica e adesso come medici che vanno a domicilio, all’interno delle cosiddette Usca. Si tratta delle Unità di continuità assistenziale, tanto contestate, perché considerate poche in Lombardia. A Lodi sono passate da una a 3 e il direttore del distretto di Lodi Giuseppe Monticelli assicura che se serve, nel Lodigiano, sono pronti a salire. Oggi abbiamo incontrato Daniele Stella, Gianmarco Russo, Jacopo Ettori, Dario Sfranzioni e Giulia Topi. Sono 5 dei 7 medici che vanno a casa dei pazienti con i sintomi Covid. La Fondazione comunitaria, in questi giorni, ha donato loro anche 3 ecografi che li aiuteranno a fare la diagnosi. Quando non sono in turno come Usca si occupano della guardia medica.

I 7 medici si dividono tra Sant’Angelo e Casale. A chiamarli sono i medici di famiglia, il centro di sorveglianza o l’hotel di Lodi Vecchio, dove prestano servizio. «Ieri - spiega Monticelli - sono arrivati i primi 3 pazienti. Al momento i medici riescono a evadere quasi tutte le richieste in giornata». Viene stabilita comunque una scaletta di priorità. In genere vengono visitati 8 pazienti al giorno e non esiste giorno senza almeno un ricovero. Nella prima ondata hanno funzionato in due tra aprile e maggio, poi si sono ridotte a 1 e hanno effettuato circa 200 visite. Dal primo ottobre sono ripartite a pieno regime.« Questa seconda ondata è meno aggressiva della prima - dicono -. I ricordi più difficili risalgono all’inizio di marzo. Adesso, le persone sono più informate e ci chiedono, se non stanno tanto male, se possono lasciare il loro posto in ospedale a chi sta peggio».

Il vantaggio di questa seconda ondata, commenta Monticelli, «è che prima si sono ammalati tanti medici, questa volta, invece, sono tutti in servizio. Intervengono subito, sanno come si fa. Alcuni di loro avevano fatto ambulatorio a Codogno per sostituire i 4 medici morti. Hanno ricoverato 42 persone. Adesso c’è un protocollo d’intervento. C’è un’attenzione spasmodica a seguire i malati. e sul territorio la situazione è controllabile. Non è un caso che noi Cremona, e Bergamo siamo quelli con meno casi, siamo i più preparati». «La cosa bella è vedere le persone che sorridono mentre entriamo nelle case vestiti da astronauti - commenta un medico -. Hanno bisogno di sdrammatizzare un po’». Il Telecovid, intanto, ha già 144 malati in carico e molti sono stati i ricoveri effettuati.

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