SANT’ANGELO Accolti e visitati 150 profughi, al Delmati anche 60 bambini. ASCOLTA IL PODCAST

A dare una mano per le delicate operazioni di accoglienza le operatrici che parlano le lingue straniere

Si fanno in disparte, qualcuno parla inglese, sono visibilmente spaventati. Un ragazzino è pieno di segni rossi sul corpo. La dottoressa Miriam Villani attiva subito la pediatria di Lodi per la visita di controllo. Ogni giorno, nell’hot spot ucraini, aperto all’interno della casa di comunità di Sant’Angelo, arriva dalla questura l’elenco dei profughi scappati dalle bombe dell’Ucraina. Nel giro di 48 ore devono fare il tampone e poi essere sottoposti a vaccinazioni e visite mediche. Da quando hanno iniziato a scappare dal loro paese, i profughi visitati al Delmati sono già almeno 150, 69 minori, 6 dei quali non accompagnati e 3 donne in gravidanza. La dottoressa Villani e il direttore socio sanitario Enrico Tallarita ci accompagnano nel percorso di accoglienza, circa 20 persone tutti i giorni. Arrivati in ospedale, seguiamo il cartello con la freccia che indica la palazzina di destra.

Qui, nel punto di prima accoglienza, i profughi e i loro accompagnatori vengono registrati e ricevono il codice Stp (Stranieri temporaneamente presenti) che dà diritto al rilascio della tessera sanitaria. «Abbiamo 3 percorsi, per le donne in gravidanza, i bambini e chi deve essere vaccinato - spiegano la dottoressa Villani e il dottor Tallarita - . Per quanto riguarda l’anti Covid, chi ha fatto lo Sputnik o il vaccino cinese deve rifare la vaccinazione da capo». Le persone arrivano sempre con gli accompagnatori, i parenti ucraini già in Italia, i lodigiani che li hanno accolti e la Caritas. A tradurre ci sono le operatrici amministrative che conoscono bene le lingue, Sabina Wrebiak, della cooperativa “A Capo”, di origini polacche, che conosce anche il russo, Valeria Dennunzio che conosce l’inglese e il francese, Monica Villani, che ha studiato lingue e conosce l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo e Ramona Bondio che parla inglese, francese e tedesco.

«Il mediatore ucraino - dicono i referenti del centro -, viene attivato se serve. Al momento non ce n’è mai stato bisogno». Di tutti i 150 tamponi effettuati, al momento, solo uno, lunedì, è risultato positivo. In caso di bisogno, per l’isolamento, sono stati messi a disposizione i Covid hotel.

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