Una cassa di grandi dimensioni, chiusa da anni, che stava dentro a uno dei magazzini del complesso dello Sporting Palazzina chissà da quanto tempo: è mistero sull’origine del reperto e sulla sua conservazione. «Magari qualcuno adesso dirà che la Poderi di San Pietro non fa solo vino in barrique, ma anche ossa preistoriche», si diverte Tino Volpe, uno dei soci della Neuroni Agrari proprietaria della Poderi di San Pietro e dello Sporting Palazzina. I titolari non sapevano nulla di quella grossa scatola e del suo contenuto. Il magazzino dove è stata rinvenuta è scarsamente utilizzato come deposito, e nessuno mai si è premurato di andare a vedere che cosa ci fosse in quei grandi scatoloni al suo interno. Il capannone è finito alla Neuroni Agrari nell’ambito dell’acquisizione dei beni del re della collina Enrico Morini che erano finiti all’asta per il crac delle attività informatiche milanesi di Morini avvenuto nel 2006. In particolare, il capannone era stato acquisito tra i beni della società immobiliare collegata all’azienda vitivinicola Poderi di San Pietro. Ma quella scatola era lì da anni, 10 o 15, forse anche di più, ed è difficile ricostruire quando sia arrivata nel capannone. «Quella scatola è lì da anni, e non sappiamo bene che cosa ci fosse dentro - dice un dipendente della Poderi che aveva accesso al capannone -. Forse la vecchia proprietà o la vecchia dirigenza ne sanno di più, ma i dipendenti non hanno mai avuto nulla a che fare con quella cassa». Del resto l’osso, ben conservato e protetto dentro la scatola, potrebbe essere arrivato lì da uno scavo collinare, ma anche essere stato acquistato altrove e poi lì conservato, o dimenticato. Fino alla telefonata anonima di fine agosto che ha messo in moto la Forestale.
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