MASSALENGO Il “post” del sindaco, poi gli schiaffi: entra nel vivo il processo per le minacce a Serafini

Si difende il 60enne che affrontò il primo cittadino in strada. «La famiglia offesa su Facebook»

«Io ho avuto l’impressione che il “post” del sindaco Serafini abbia infangato la mia famiglia, ne parlavano tutti»: è entrato nel vivo in tribunale a Lodi il processo che vede un 60enne residente a Massalengo, S.C., imputato di minacce a pubblico ufficiale perché la mattina dell’11 maggio del 2021, davanti all’ufficio postale del paese, aveva affrontato il primo cittadino rivolgendogli tra l’altro la frase «puoi scappare quanto vuoi, ormai sei rovinato» e colpendolo con due leggeri schiaffi sulla guancia sinistra e infine con una pacca sulla spalla, mentre Serafini si allontanava a passo via via più veloce verso il municipio. A ricordare la percezione offensiva del “post” del sindaco sulla sua pagina Facebook, che è tra gli antefatti del burrascoso faccia a faccia oggetto del processo, è stata ieri pomeriggio la figlia dell’imputato. Che per quelle frasi su Facebook aveva anche querelato il sindaco, senza che però la Procura le ritenesse diffamatorie: la querela della donna contro Serafini risulta infatti archiviata.

A innescare l’escalation di parole pesanti e asserite minacce, era stato il caso di una vecchia Lancia Y incidentata che il 3 maggio era comparsa, priva di ruote e senza assicurazione, in un parcheggio a uso pubblico della zona industriale di via dell’Artigianato a Massalengo. L’auto apparteneva alla figlia 28enne di S.C., e un amministratore comunale aveva avvertito il sindaco. Che per prima cosa aveva telefonato alla donna: «Ci conosciamo ed eravamo stati in classe insieme», ha ricordato al riguardo Serafini. Ma il tono della telefonata sarebbe stato tutt’altro che diplomatico: «Ricordo che il sindaco mi disse “chi c…o vi ha detto di mettere l’auto in strada”», ha testimoniato la donna. Quell’auto per la famiglia C. era diventata un problema: gravata da 5 fermi amministrativi per pretese dell’erario per 11mila euro, e guasta, era ferma da anni nel cortile di una parente che però in quei giorni doveva liberare l’area. Quindi la proprietaria dell’auto aveva chiamato un’impresa di autosoccorso che l’aveva spostata nella zona industriale. «Ma prima mi ero rivolta alla polizia locale di Massalengo - ha proseguito la donna - chiedendo loro un provvedimento che liberasse l’auto e che mi permettesse di demolirla. I vigili mi hanno detto che quell’atto non lo potevano fare, e io li avevo avvertiti che l’auto a quel punto l’avrei messa sulla strada».

La tensione però sarebbe cominciata con il “post” del sindaco, che, sul proprio profilo Facebook, la mattina del 4 maggio, sotto la foto dell’utilitaria senza ruote annotava tra l’altro “Se qualche famiglia, ben nota alle forze dell’ordine e alla giustizia, pensa di poter fare quello che vuole a Massalengo, ha sbagliato tutto Non abbasso la testa né la giro dall’altra parte, e invito la popolazione a fare altrettanto”.

Dal processo è emerso che nei giorni successivi la proprietaria aveva di propria iniziativa fatto rimuovere l’auto dal carro attrezzi. I carabinieri erano poi intervenuti con un sequestro finalizzato alla confisca, motivato dall’avvenuta sosta in area pubblica senza copertura assicurativa. Ma già la mattina dopo il post del sindaco sia la 28enne sia, poi, suo padre S.C. avevano contattato il comandante dei carabinieri di Borghetto Lodigiano chiedendo di organizzare un “faccia a faccia” in caserma con il sindaco per chiarirsi. «Informai della richiesta il sindaco che però al riguardo non mi ha fatto avere risposta - ha ricordato il comandante della stazione dell’Arma, luogotenente Antonio Giaconella -, salvo poi presentarsi qualche giorno dopo a sporgere querela per i fatti avvenuti davanti alle poste. Per cui è stato acquisito anche il filmato della discussione in strada».

La sentenza è attesa per la fine di maggio, quando potrebbe prendere la parola l’imputato, difeso dall’avvocato Emanuele Kohler di Milano. Il sindaco è costituito parte civile con l’avvocato Pietro Foroni.

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