Marcegaglia, l'accordo è lontano

I vertici non prevedono investimenti nella fabbrica lodigiana e dettano le regole per il contratto di solidarietà

Contratto di solidarietà possibile alla Marcegaglia Buildtech di Graffignana, ma l’azienda lo vuole applicare solo con la certezza che alla scadenza in 49 dipendenti dei 92 attuali lascino lo stabilimento, una proposta inaccettabile per lavoratori e sindacati: nessun passo in avanti ieri all’Agenzia regionale per il lavoro di Milano, dove si è tenuto l’incontro tra le parti per cercare un accordo sulla procedura di mobilità aperta al sito produttivo di Graffignana. Le posizioni si sono al contrario cristallizzate, e oggi un accordo sembra lontanissimo.

Dal 6 febbraio, alla scadenza dei 75 giorni di procedura, potranno partire le lettere di licenziamento. I funzionari dell’Agenzia hanno prima sentito separatamente le parti, quindi tentato un improbabile confronto. Dopo l’audizione in commissione industria del consiglio regionale lombardo, la solidarietà e gli impegni dei politici lombardi, nulla è cambiato nella trattativa, per il momento. I sindacati chiedono un anno di solidarietà per tentare di rilanciare il sito produttivo di Graffignana, anche attraverso l’arrivo di produzioni diverse da quelle che rappresentano il core business in senso stretto, la realizzazione e il noleggio di ponteggi per l’edilizia. Ammortizzatori sociali, nuovi investimenti e ricollocazione di eventuali esuberi, con un confronto portato a livello di gruppo Marcegaglia, sono le richieste di Fiom Cgil e di Fim Cisl. Un anno di solidarietà con l’individuazione però di 49 esuberi certi che tra un anno lasceranno lo stabilimento, attività incentrata su produzione e noleggio di ponteggi senza alcun nuovo investimento è l’offerta dell’azienda.

«Ma un accordo su quella base per noi non è pensabile, e di certo non si può scrivere - dice Giuseppe Rossi della Fim Cisl -. Per noi vale un anno di contratto di solidarietà, e poi tra 12 mesi una nuova valutazione sulle condizioni dello stabilimento con l’impegno a ricollocare gli eventuali esuberi, sia all’interno del gruppo sia fuori. Le parti sono rimaste molto distanti, e abbiamo subito informato i livelli politici, con una richiesta di incontro urgente con gli assessori regionali competenti».

Le parti, al termine dell’incontro, hanno deciso di aggiornarsi al 30 gennaio con un prossimo appuntamento all’Agenzia regionale,ma quanto le posizioni siano distante è confermato dal rifiuto dell’azienda a una riunione informale intermedia per cercare di fare dei passi in avanti. «L’azienda ha fatto scena muta, e tutto è rinviato al 30 gennaio - commenta la Rsu -. Vedremo se anche la politica si impegnerà davvero o meno per cercare di favorire un accordo. A oggi sembra molto, molto lontano».

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