Mairago fa ricorso contro Napolitano

Una agente di commercio di 56 anni residente (al momento, poi si deciderà) a Mairago è al centro di un caso burocratico che forse neppure lo scrittore Franz Kafka sarebbe riuscito a immaginare. Ultima tappa, il 31 dicembre scorso, il Comune di Mairago che impegna 5mila euro per dare mandato a uno studio legale di Milano di fare ricorso contro il decreto firmato il 30 ottobre dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che restituiva alla donna la residenza a Mairago. Il Comune infatti l’aveva cancellata dall’anagrafe il 18 marzo 2013 per “irreperibilità”.

La donna però appena 11 giorni prima era andata in municipio e le era stata rinnovata la carta d’identità, come residente. La stessa aveva scoperto per caso, dall’Asl, di essere stata depennata dall’elenco degli assistiti del suo medico di base, perché “non più residente”. La cancellazione sarebbe stata affissa 20 giorni all’albo pretorio, ma la donna sostiene di non esserne stata messa a conoscenza.

Per prima cosa, chiede al Comune di annullare, in autotutela, la cancellazione, ma non ottiene nulla e così fa un primo ricorso al prefetto di Lodi. Che ascolta le sue ragioni nel dicembre del 2013 e poi non si esprime, formando così un “silenzio rigetto” sulla sua istanza di reiscrizione all’anagrafe.

A quel punto, assistita dall’avvocato Tiziano Giovanelli di San Colombano, fa un ricorso straordinario al Capo dello Stato sia contro il rigetto della prefettura, sia contro la cancellazione per irreperibilità. Il Comune resiste nelle sue ragioni, sostenendo che postino, messo comunale e perfino addetti ai rifiuti non l’hanno mai trovata in casa. La donna spiega che il suo lavoro di agente di commercio la porta spesso a trascorrere la settimana in giro per l’Emilia Romagna, che ha dovuto assistere i suoi genitori in un paese del Basso Lodigiano perché malati, e che pacificamente quella è la sua unica casa di proprietà, dal 1993.

Il consiglio di Stato, investito della questione da Napolitano, nel maggio scorso sentenzia che «il Comune di Mairago non ha indicato con quali cadenze e intervalli abbia provveduto all’accertamento della ritenuta irreperibilità all’indirizzo della residenza. Indirizzo al quale è stata peraltro inviata e ricevuta corrispondenza proveniente dal Comune stesso, né ha indicato quella che sarebbe la nuova residenza della ricorrente. La quale aveva anche presentato il 9 novembre 2011 la scheda del censimento». La cancellazione viene così annullata da Napolitano con un decreto. Ma solo l’1 dicembre scorso il municipio comunica alla donna di averla nuovamente iscritta all’anagrafe.

Nel frattempo, alle elezioni del maggio 2014 non ha potuto votare, «con violazione di diritti costituzionali», sottolinea un legale.

La vicenda però ha generato anche altre cause: ritenendo che quella di Mairago non fosse la “prima casa” della professionista, in quanto non residente, il Comune ha negato, con effetto retroattivo, l’esezione Ici e ha quindi effettuato accertamenti per gli anni 2007, 2008 e 2009, per circa 600 euro all’anno che ritiene dovuti. La donna ha impugnato i provvedimenti ma ha avuto torto dalle commissioni tributarie di primo e secondo grado, e ora attende la Cassazione.

Quando non era già più considerata residente, le è stata poi chiesta dal Comune anche l’Ici del 2010, però nella forma dell’ingiunzione, che ha dovuto quindi essere impugnata non in sede tributaria, ma al tribunale civile di Lodi, che presto si esprimerà.

Il sindaco di Mairago Antonio Braghieri per ora non commenta: «È una vicenda che tocca una persona, attendiamo i giudizi».

Sul sito Internet del Comune intanto continua a comparire, in nome della trasparenza, un elenco di “esito cause legali” quasi tutte vinte dal municipio o in via di definizione: del decreto di Napolitano però, ancora ieri, nessun cenno.

L’ex presidente ha restituito la residenza a una donna che l’amministrazione aveva tolto dall’anagrafe

© RIPRODUZIONE RISERVATA