LODI VECCHIO Caso Plozzer, in 16 sotto processo: «Utilizzate fatture false per sessanta milioni di euro»

Gli imputati devono difendersi da accuse di gravi illeciti fiscali e anche di sfruttamento dei lavoratori

Sedici persone - in molti casi però solo i loro avvocati - sono comparse ieri mattina davanti al tribunale penale di Lodi in composizione collegiale per la prima udienza del processo per ipotesi di caporalato, estorsione e gravi reati fiscali nato dall’operazione Spartaco del Gruppo di Lodi della guardia di finanza, che tra il 2019 e il 2020 aveva passato al setaccio un gruppo di imprese di autotrasporto facenti capo a una società di Lodi Vecchio, la Plozzer Srl.

Per il gruppo lavoravano in duecento, tra il Lodigiano, il Milanese, Napoli e Piacenza. Per la maggior parte erano camionisti, che secondo l’accusa in alcuni casi sarebbero arrivati a guidare per 18 ore consecutive e non per scelta loro. Nel maggio del 2020 erano state eseguite cinque misure cautelari ed erano stati sequestrati beni per 20 milioni a fronte di ipotesi di fatture per operazioni inesistenti per 60 milioni di euro. Delle cinque società coinvolte, intanto, una è fallita e i camionisti hanno dovuto tutti cercarsi un nuovo lavoro. Gli imputati confidano di poter ottenere un ridimensionamento delle accuse e per questo vogliono affrontare un processo che si preannuncia lungo e articolato. Uno solo degli originari indagati ha già chiuso la vicenda con una sentenza per rito abbreviato.

Per un problema di notifiche, l’apertura formale del dibattimento è stata rinviata a metà del prossimo febbraio. «Il mondo dei camionisti, così come per esempio quello dei grandi cantieri edili, è caratterizzato anche da frasi e atteggiamenti che possono lasciare allibito chi non è del settore - riflette l’avvocato Michele Apicella di Lodi, uno dei difensori -. Ma un conto è il “colore”, ben altro invece accuse penalmente molto pesanti come lo sfruttamento di manodopera. Questo tipo di inchieste, al netto delle responsabilità personali che devono essere accertate, comportano troppo spesso il danno collaterale della cessazione delle imprese, con effetti pesanti su tutti i lavoratori».

I capi d’imputazione sono una ventina e c’è anche l’ipotesi, non per tutti, di associazione per delinquere. Oltre alla Plozzer l’inchiesta aveva toccato Erker Milano Srl, Erker Piacenza Srl, Erker Napoli Srl e La Lepore Srl. Secondo gli inquirenti era una «struttura piramidale» utilizzata anche per evadere le tasse con un ampio ricorso a fatturazioni “intragruppo”, mentre diversi lavoratori sarebbero stati forzati ad accettare reiterati contratti a termine, a viaggiare con cronotachigrafi alterati, e i contratti collettivi rimanevano lettera morta. Il gruppo era diventato tra i più importanti per il trasporto del “fresco” ma secondo la Finanza si era fatto notare anche per altri numeri: quelli degli incidenti.n

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