La denuncia di un medico di famiglia:
«Sistema di tracciamento inadeguato»

Le parole a un incontro di FdI: «Fermare in ritardo i positivi significa fare potenzialmente una strage»

«Il sistema di tracciamento è completamente saltato e fermare in ritardo i positivi significa fare potenzialmente una strage». A dirlo è un medico di base che opera nel Lodigiano, in una testimonianza “coperta” - Il Cittadino conosce però l’identità del professionista, con trent’anni di esperienza alle spalle - , «per evitare ogni tipo di ripercussione, come accaduto invece ai colleghi che hanno parlato apertamente». Lo strumento utilizzato è la piattaforma Zoom, in un appuntamento organizzato dal Circolo di Fratelli di Italia di Sant’Angelo: una serata riservata a un numero ristretto di tesserati, con l’invito esteso a Il Cittadino, per dare spazio e voce alla testimonianza. Due ore di testimonianza fiume per mettere in luce tutto quel che non sta funzionando nel sistema e che porta a numerosi rischi. «I disagi sono iniziati già nella prima fase di questa pandemia, ma diciamo che erano giustificabili allora, perché nessuno era preparato, oggi però non è più giustificabile - spiega il medico - : dico solo per tutto il lockdown sono andato avanti con una maschera facciale a triplo filtro, comprata su Amazon. E ad oggi, a parte i dpi arrivati dalle donazioni, dell’ordine dei medici come delle fondazioni, l’unica dotazione che ci è stata fornita è di ben dieci mascherine chirurgiche». Tanti i punti toccati dal medico nella testimonianza, moderata da Eugenio Carriglio, presidente di circolo. «Ho decine di pazienti in attesa di essere contattati per un tampone di uscire dalla quarantena e che decidono di rivolgersi ai laboratori privati, anche se sconsiglio loro di farlo: qualcuno lo fa davvero, con il rischio di essere ancora positivi. E ancora non più tardi di questa sera, è arrivato da me un paziente con il referto del tampone positivo, in ambulatorio, quando c’erano altre cinque persone in attesa. L’ho invitato a uscire, ma ho fatto subito accesso al portale per capire se era stato inserito nel sistema, ma non c’era e l’ho inserito io: più passa però il tempo più si perde l’occasione di tracciare i contatti. Ma mi sono capitati casi di pazienti non inseriti a sistema anche otto giorni dopo il tampone». Altra parentesi che il dottore giudica critica è l’app Immuni. «Da quando l’ho installata, ho visitato almeno trenta pazienti positivi, di cui ho caricato io stesso i codici nell’app e non ho ricevuto alcuna notifica di esposizione». Altro tema critico oggi è il protocollo sanitario - «ad oggi la verità è che non ne abbiamo uno, non sappiamo come trattare i pazienti positivi» - , ma anche la gestione informatica dei pazienti e il fatto «non abbiano alcun riferimento telefonico a cui rivolgersi». Pesanti le critiche anche sul sistema vaccini - «ne ho prenotati 400 sulla base della mia utenza e me ne sono arrivati 60 al momento» - , ma anche sull’ipotesi dei tamponi rapidi in ambulatorio. «Significa mettere a rischio gli stessi pazienti e i medici di famiglia, e ne sono già morti 170 in Italia, perché hanno fatto il loro lavoro con passione. Come possiamo garantire la sicurezza in ambulatori privati?».n

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