La Curioni in mani americane

Una svolta storica nell’economia del territorio lodigiano. Dopo tre generazioni le Officine Curioni di Galgagnano passano agli americani. L’operazione, perfezionata negli ultimi mesi, è stata chiusa lo scorso lunedì. Ieri i sindacati e l’attuale amministratore delegato della Curioni hanno illustrato i contenuti della significativa novità, che di fatto servirà - almeno nelle intenzioni - a irrobustire l’azienda e a garantire un futuro più sereno. Le Officine Curioni, che producono macchinari per cartone ondulato e che manterranno la loro denominazione, sono state acquisite dalla multinazionale americana Barry Wehmiller. Lo stabilimento di Galgagnano, nel quale lavorano 86 dipendenti di cui 25 oggi in cassa integrazione, entrerà a far parte della MarquipWardUnited, la divisione della multinazionale Barry che si occupa del comparto degli imballaggi e che è già presente in Europa e in Italia, ad esempio in Toscana, con un’azienda che lavora per il marchio Scottex.

L’operazione definita ufficialmente lunedì prevede la cessione della maggioranza delle quote delle Officine Curioni agli americani. La famiglia Curioni (Fulvio Curioni e la mamma Piera Biggiogero) manterrà una quota di minoranza. Fulvio Curioni resterà amministratore delegato (con deleghe operative). Gli americani “porteranno” in azienda un secondo amministratore delegato, Stefano Rocca, che si occuperà invece del versante finanziario. Piera Biggiogero, inoltre, siederà nel consiglio di amministrazione delle Officine. Lo stabilimento di Galgagnano, nel quale probabilmente si farà ancora ricorso alla cassa integrazione, è destinato a diventare il polo strategico della Barry per il mercato europeo nel settore delle macchine per cartone ondulato. Questo significa che le prospettive di sviluppo sono concrete. A questo occorre aggiungere che grazie a questa operazione, le Officine Curioni entrano a far parte di un gruppo robusto, che nel 2010 ha fatto registrare un fatturato di oltre un miliardo di dollari, che conta 5500 dipendenti e sedi in ben 65 Paesi. Le Officine Curioni beneficeranno dunque della grande forza vendita della multinazionale Usa, che si appresta peraltro ad aprire una sede per il mercato russo. La sinergia Curioni -Barry ha già portato a Galgagnano due nuove commesse.

L’accordo è stato illustrato ieri dal segretario della Fiom Cgil di Lodi, Luca Magnani, e dai rappresentanti delle rsu Giuseppe Grecchi, Lorenzo Grecchi e Giuseppe Giovanelli. «Negli ultimi 20 anni la Barry ha effettuato 47 acquisizioni, mantenendo sempre l’occupazione e senza speculazioni - ha detto Magnani -: abbiamo apprezzato la scelta della famiglia Curioni, l’unica scelta seria per mantenere le Officine competitive sul mercato. La proprietà in questo frangente ha dimostrato attenzione per la difesa dell’occupazione e lo sviluppo futuro dell’unità produttiva di Galgagnano». «L’obiettivo - ha affermato sempre ieri Fulvio Curioni - era trovare sbocchi internazionali per l’azienda. Entriamo in un grande gruppo e potremo sviluppare sinergie utili per il futuro. L’operazione permette di garantire un po’ di serenità ai lavoratori, nonostante probabilmente la cassa integrazione proseguirà. Abbiamo scelto l’integrazione in Barry perché questa prospettiva si è sempre presentata come un’operazione industriale e non finanziaria: era insomma l’occasione giusta e l’abbiamo colta».

È stata chiusa ufficialmente la cessione in mani straniere delle Officine Curioni: l’azienda di Galgagnano è stata acquistata da un gruppo statunitense che ha fornito importanti garanzie per il futuro. Ma per l’economia lodigiana è un altro smacco

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