In sciopero per difendere due operai

I cento lavoratori dell’Aperam contestano la “ritorsione” dell’azienda

Hanno difeso il diritto di dire “no”, affermato che «un lavoro senza diritti non è un lavoro» e lo hanno fatto con l’unico strumento nelle loro mani, lo sciopero coeso e spontaneo. Il padrone comanda a due operai che alle 22 della sera stessa devono farsi trovare in fabbrica per il turno di notte: è entrato un ordine improvviso e si deve ottemperare. Sono quasi le 14 di lunedì 12 luglio, siamo allo stabilimento della Aperam di Massalengo, e le tute blu spiegano che per motivi famigliari non possono proprio farcela. Non ce la fanno ad essere di nuovo lì tra meno di otto ore, problemi di salute a casa. Il rifiuto però non resta senza conseguenze. Il capo agli operai “indisponibili” ha in serbo un provvedimento il mattino seguente: quando i due si presentano al lavoro, puntuali alle 6, viene detto loro infatti che possono tranquillamente andarsene. La drastica decisione però non ha avuto effetto, si è scontrata con l’orgoglio degli operai e soprattutto con la solidarietà del centinaio di lavoratori della parte produttiva dell’azienda (in tutto gli occupati sono 140) che hanno fatto quadrato attorno i “compagni”. «In un attimo le rsu hanno dichiarato lo sciopero e tutti i dipendenti hanno smesso di lavorare - ha spiegato il segretario della Fiom-Cgil Luca Magnani -; non era la prima volta che l’azienda chiedeva all’ultimo momento di venire al lavoro per assecondare la produzione che da un lato registra contrazioni degli ordini e dall’altro picchi dell’attività lavorativa; gli operai hanno sempre risposto con responsabilità e se lunedì non avevano potuto dire di “sì” era solo per problemi seri». Ma il “no” è un lusso che chi è pagato per spaccarsi la schiena non può permettersi, più che mai ora che il mercato fa le bizze e impera l’incertezza. Questo era ciò che la gerarchia aziendale pretendeva d’insegnare ai lavoratori, un comportamento che tutti e cento, uno scudo umano intorno ai due invitati all’uscita, hanno contrastato scioperando. «Un lavoro che non ha diritto non è un lavoro - ha scandito ieri Magnani -, le esigenze aziendali non possono non essere coniugate con quelle delle persone in carne ed ossa». Le tute blu hanno organizzato un presidio fuori, la situazione ha poi preso una piega imprevista e chi ha fatto la voce grossa con i due operai è corso ai ripari. Alle 10.30 sono arrivati a Massalengo l’amministratore delegato della società e il responsabile del personale, Magnani e i delegati Fiom si sono seduti con loro a un tavolo. La vicenda si conclude nel migliore dei modi per le maestranze: «Hanno riconosciuto che la misura era fuori luogo, riammesso tutti al lavoro e accordato il pagamento dell’intera giornata lavorativa».

Laura Gozzini

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