I barbieri in crisi, persi 100 posti

La crisi arriva anche sotto il casco del parrucchiere: in Lodi città tra gli acconciatori si sono persi un centinaio di posti di lavoro in un paio d’anni, si sono aperte casse integrazioni in deroga e i negozi chiudono, già tre nel centro dall’inizio dell’anno. A lanciare l’allarme è Eugenio Gatto, presidente di categoria dell’Unione artigiani, stanco di sentire la propria categoria citata come un’isola felice quando invece il periodo è difficile.

«Non dobbiamo stracciarci le vesti, ma che il settore sia in crisi è sotto gli occhi di tutti quelli che lo seguono dal punto di vista professionale - spiega Gatto -. Ci sono tanti colleghi che non ce la fanno e decidono di chiudere, ci sono quelli che lasciano a casa il personale, ci sono quelli che aprono la cassa integrazione in deroga. Non ci sono numeri precisi, ma dall’inizio della crisi, solo in città di Lodi, abbiamo perso un centinaio di posti di lavoro». Il primo fattore di crisi è la minor capacità di spesa dei clienti. «Purtroppo soffriamo della sindrome della poltrona vuota anche noi - continua Gatto -. Si lavora solo nel fine settimana, ma da martedì a giovedì la situazione è difficile. Molte clienti ricorrono al fai da te, molte altre diradano le presenze e se prima venivano una volta la settimana, oggi vengono una volta ogni 15 giorni. Poi c’è anche un problema di concorrenza». In Lodi città i parrucchieri sono 107, ma oltre il numero a spaventare è la deregolamentazione totale del settore. «La deregolamentazione ha fatto tanti danni e dalle scuole escono schiere di parrucchieri, spesso con una preparazione ancora da affinare, che sono digiuni soprattutto di mercato e impresa - prosegue Gatto -. Così abbiamo tanti negozi che aprono, spesso applicano prezzi non in linea, e si sentono liberi di fare quello che vogliono. A Lodi ci sono già i primi che tengono aperto tutti i giorni, senza turno di riposo: chi gestisce il negozio da sé forse può farlo, non so bene con quali vantaggi, e in compenso mette in difficoltà chi deve gestire del personale, che invece per tenere aperto anche la domenica avrebbe costi ben diversi. E in tutto questo anche le istituzioni hanno la loro colpa: il Comune di Lodi non ha un regolamento, e anche dall’Asl non ci sono indicazioni. Chiunque può far tutto, e così facendo la categoria intera ci rimette». I parrucchieri più strutturati, quelli con negozi storici di Lodi, non stanno a guardare, ma è difficile combattere senza appoggi.

«Noi proviamo a resistere, con la qualità e l’aggiornamento continuo - conclude Gatto -. Ora stiamo organizzando corsi gratuiti di qualificazione professionale finanziati da Fondartigianto e veicolati dal partner Career Counsulting. Cerchiamo di stare in contatto con associazioni territoriali di altre province per capire come muoversi insieme. Il nostro è un settore poco appariscente, ma che dà possibilità di lavoro giovanile e femminile, e per questo avrebbe bisogno di maggiore considerazione e attenzione».

Andrea Bagatta

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