GRAFFIGNANA Trattoria Pozzoni, il tempio del gusto da centodieci anni e tre generazioni

La tradizione ai tramandata nel locale che si raggiunge salendo i tre scalini in piazza

Il merluzzo fritto o in umido, meglio di venerdì, magari con la polenta, i ravioli fatti in casa o la pasta, la carne preparata alla lodigiana, i bolliti, ma anche il pesce. E poi i dolci, e le torte della casa. Da 110 anni chi sale i tre gradini della trattoria Pozzoni in piazza a Graffignana non rimane deluso. Del resto, tre generazioni di ristoratori alle spalle è una buona garanzia.

Tre più tre, in verità. Perché quando nonno Giacomo Pozzoni aprì la sua trattoria «con alloggio e stallazzo» in piazza a Graffignana, stufo delle piene del Po che a cadenza regolare mandavano sott’acqua la trattoria sulla riva del Grande Fiume, dentro l’argine, c’erano già alle spalle almeno altre tre generazioni di ristoratori. E forse di più, chi lo sa. A Graffignana almeno non si rischiava di essere allagati. È così che iniziò l’epopea dei tre gradini, che portavano e che portano anche oggi al terrazzino e all’ingresso della trattoria. Con Giacomo presto entrarono in attività i figli Pietro e Francesco, poi arrivò la Seconda guerra mondiale, quattro anni di prigionia per Pietro, Piero per tutti. Furono le mogli a tenere in piedi la baracca, che nell’occasione fu occupata però dagli ufficiali tedeschi che comandavano le truppe di stanza nella vicina Porchirola. Ci volle il Dopoguerra, e il ritorno di Piero dalla Germania, per tornare alla normalità e avviare la fase moderna della trattoria. «E così siamo arrivati noi», spiega Lorenzo Pozzoni. “Noi” sono i figli Giuseppe e Lorenzo, che entrarono subito in trattoria, come era d’uso una volta, a 18 e 14 anni. Ma il primo, una volta finiti gli studi da geometra, prese la sua strada, mentre Lorenzo si dedicò alla scuola alberghiera, alla tradizione di famiglia, e ne prese poi in mano le redini, anche per la morte del papà Piero a soli 51 anni.

Così oggi è Lorenzo in cucina a dirigere le operazioni, accompagnato dalla moglie Daniela e dalla cognata Pinuccia, regine della sala. E con Giuseppe sempre pronto a dare una mano, perché così sono le imprese di famiglia. Ci sono anche i figli adesso, tra i 30 e i 40, tutti però orientati verso altre direzioni di vita e professione, e una schiera di nipotini, che per ora apprezzano la cucina a tavola, portandoci un po’ di vivacità e allegria. «Vedremo se qualcuno avrà la passione, noi ci speriamo, ma è importante che ciascuno segua le proprie inclinazioni, anche perché questo è un lavoro di grandi sacrifici», dice Lorenzo Pozzoni.

La passione. Questa è poi la chiave di lettura, il fil rouge che lega ininterrotto tre generazioni, sei probabilmente, di una famiglia che ha fatto della cucina e dell’accoglienza la sua vocazione. Lo sanno bene le migliaia e migliaia di clienti passati in 110 anni da quei tre scalini che aprono le porte di un piccolo, grande piacere.

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